Frequento il penultimo anno delle superiori e dopo mi iscriverò a Fisica. Ho un bernoccolo per matematica e informatica. Un paio d’anni fa lessi un articolo sulla “Gazzetta” dove si parlava della teoria che i fisici David Bohm e Alain Aspect elaborarono negli anni Ottanta, secondo la quale l’universo sarebbe un ologramma. Questo cosiddetto Paradigma Olografico spiegherebbe misteri degli eventi naturali e della fisica delle particelle, e da allora ho capito di cosa mi occuperò nella vita. Ne ho parlato con Antonio e Ingrid. Prima mi assicurarono che andava bene anche per loro, ma mi sembra che l’entusiasmo non sia proseguito. - Laurearti in Fisica? - ha detto tempo fa mio padre. - Sono anch’io uno scienziato e guarda in che situazione mi trovo. Devi capire che la ricerca pura ormai è praticamente abolita dai governi. Il tuo Paradigma Olografico serve per caso a vincere le guerre? Non ho voluto rispondergli. Ho guardato Ingrid, che di scienza non sa nulla, ma se ne restava zitta. Allora un giorno ho deciso di andare a trovare Ortensia.
Con lei c’è una storia strana della quale nessuno sa nulla.
Adesso Ortensia ha trentacinque anni ed è una donna molto attraente e indipendente.
Vive sola. Ha una laurea in Matematica e insegna saltuariamente; è giornalista free lance. Ma diciassette anni orsono faceva la fame. Per un paio di volte affittò di contrabbando il suo utero, e in una di queste due volte nell’utero c’ero io.
Ma non ci rimasi per molto: dopo appena quindici giorni Ortensia abortì, non si è mai capito bene perché. Mi salvarono per miracolo.
La vita è strana. Ho sempre ignorato tutto di Ortensia fino all’anno scorso. Eventi come i miei restano per legge senza nomi ufficiali, ma rovistando involontariamente in alcuni documenti di Antonio scoprii questa verità sul mio conto. In segreto rintracciai Ortensia – abita a Bari – e andai a trovarla “da studente” con un pretesto legato alla matematica. Faccio fatica ad ammetterlo: quando la vidi, credetti di innamorarmene di colpo. Era bellissima, e mentre mi presentavo con un nome falso e parlavamo di equazioni e frattali mi accorsi che, nonostante il divario di età, anche io non le ero affatto indifferente (dimostro più anni della mia età). Poi le dissi chi ero veramente… Si mise quasi a piangere, ma fu un istante. Le promisi che da quel momento avrei chiamato “mamma” anche lei. Mamma Ortensia, sì. Ma questo accadde subito dopo. Cioè, dopo che ci eravamo baciati appassionatamente.
La “storia” terminò all’istante, di comune intesa. Follie di un attimo, specie da parte mia che “sapevo”. Anzi, poi ci facemmo sopra risate da matti.
Dunque, un giorno tornai da mamma Ortensia per illustrarle i miei progetti e chiedere consiglio a lei, che anche ha una laurea scientifica ed è una persona pratica e intelligente. In verità non mi fece un quadro così buio del mio sognato futuro. - Un fisico in gamba - mi assicurò - non si trova tutti i giorni, anche se dovrai fare la trafila e andare all’estero. La matematica, per me, è una cosa un po’ diversa, purtroppo… Ma tu dovrai andare non più negli USA, ormai si sono impoveriti e imbastarditi pure loro. In India, in Cina… Fra l’altro lì vivere costa ancora tre soldi -. La faccenda mi pareva abbastanza convincente. Ringraziai mamma Ortensia. Ogni tanto capita di incontrarci e le offro sempre qualcosa al bar. Neanche lei naviga nell’oro. Da allora ho giurato definitivamente che il Paradigma Olografico non avrà più segreti, per me.
Nazgul è un altro discorso. Un discorso, devo dire, ancora doloroso.
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