7.
Secondo McLuhan, l’inventore del concetto di villaggio globale, per molti giudicato un ossimoro, dall’era meccanica si era passati nel Novecento all’era elettrica per poi passare ulteriormente nel terzo millennio a quella elettronica.Ottavio era figlio della terza era, quella elettronica. Quindi per istinto cominciò a cercare una fotocellula o un occhio elettronico che in qualche modo interferisse con la parete. Nella sua mente si era fatta largo l’idea che nascondesse qualcosa, anche se non aveva la minima idea di cosa. La esplorò palmo a palmo senza alcun successo.Fu in quel momento che udì le grida.
Erano strazianti, d’autentica paura. Il primo istinto fu quello di guardarsi intorno alla ricerca della loro fonte, ma era assolutamente solo. E le urla continuavano. Portò le mani alle orecchie per difendere la propria mente in subbuglio a causa di quelle invocazioni miste a pianto e grida di raccapriccio che si sovrapponevano in continuazione quasi provenissero da donne diverse. Sì, perché erano chiaramente voci femminili. Cadde in ginocchio sconvolto. C’era una tale angoscia in quelle voci, che lo stavano portando alla disperazione. Chiuse gli occhi.
E vide… e udì… e gli parve quasi di sentire addosso l’orrore di quello che stava avvenendo. Vide ombre condensarsi e disperdersi come vapor acqueo, c’erano le sagome di alcune ragazze. Le loro figure si sovrapponevano ma non erano insieme, o forse lo erano ma distanti tra loro. Scosse il capo, la confusione era ingigantita dalle suppliche che quelle labbra rivolgevano a qualcuno. Invocando di non essere uccise.
Si sforzò di riaprire gli occhi. La camera era assolutamente vuota.
Nuovamente le voci a fargli esplodere il cervello. Poi ancora le ombre. I suoi occhi non vedevano nulla, ma nella sua mente si materializzavano quelle figure evanescenti che non riusciva a catalogare.
Le voci sembravano provenire da lontano, ma pian piano presero a diventare più distinte. Nonostante rallentate, cominciò a percepirne il senso.
Il suo cuore tremò. Con uno sforzo sovrumano si alzò e tentò di uscire di lì, ma, barcollando, si mosse dalla parte sbagliata infilandosi tra i mille oggetti accatastati nel deposito. Le cianfrusaglie cominciarono a cadergli addosso facendogli male e ferendolo leggermente, però il dolore che Ottavio provava dentro soverchiava qualsiasi dolore fisico. Il frastuono non riuscì a coprire le voci che continuavano a rincorrersi nella sua mente in maniera sempre più chiara, sempre più ossessiva. Vide-non vide un grande telo davanti a lui e vi si aggrappò come un naufrago in altomare. Il telo venne giù. Oltre c’era uno strano meccanismo che non aveva mai visto perché era una banale pompa idraulica, qualcosa di antidiluviano. Cadendo abbassò una leva. Si udì lo stridio di ingranaggi che si mettevano in movimento. Il liquido cominciò a percorrere le tubazioni che correvano sotto il pavimento.
Ottavio percepì un movimento alle sue spalle. Si girò e fissò la parete che si atava muovendo. Una specie di pannello cominciò a scendere da entrambe le facciate.
Ciò che vide non l’avrebbe dimenticato per il resto della sua vita.
8.
- Tu non capisci. Ciò che ti sto offrendo è l’eterna bellezza.L’uomo stava armeggiando su un robusto bancone da lavoro dandole le spalle.
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