Scosse il capo. Il suo sesto senso gli diceva che c’era qualcosa di anomalo in quella casa, ma lo mise a tacere pensando di essere rimasto impressionato dalla parete con gli ologrammi.Con l’occhio dell’esperto individuò una finestra termofera e vi piazzò i sensori. Poi, con la pazienza di sempre, cominciò ad ascoltare.Erano le due di notte quando smise. La finestra era una di tre mesi, di ascolto moderatamente difficile, ma ormai il suo orecchio era abituato a riconoscere i suoni e le parole distorte. Non per nulla il suo era un dono naturale. Era pallido e impressionato. Aveva ascoltato ancora urla e pianti, invocazioni e suppliche. Lì dentro era successo qualcosa di mostruoso. Rimandò indietro il pico-reg e tentò un primo approssimato ascolto meccanico accelerando dell’80% la velocità della sfera. L’ascolto era ancora ostico, ma confermò le sue impressioni. Portarla al 100% non sarebbe servito a molto, doveva portare la sfera in laboratorio e farla accelerare di 250-300 volte.Si guardò ancora in giro. Ma perché continuava ad avere quella sensazione di disagio? Certo quelle pareti dovevano aver visto delle immani crudeltà, ma non era la prima volta che prestava la sua arte in casi di omicidi anche efferati. No, non era quello che lo infastidiva. Poi, di colpo, si rese conto che la sensazione che provava era di diversa natura. Gli sembrava… sì, gli sembrava di non essere solo in quella casa.
Staccò le ventose dalla finestra e si apprestò ad andar via quando vide uno strano fenomeno sulla parete dei quadri. Delle goccioline d’acqua. Incuriosito si avvicinò e le toccò, portando poi istintivamente al naso le punte inumidite delle dita. Non avevano alcun profumo. Con ogni probabilità era acqua, banalissima acqua. Sulla parete interna? Sapeva che l’impianto di climatizzazione era spento, non c’era alcuna necessità di continuare a climatizzare un ambiente vuoto, ma non poteva esserci umidità nella stanza. Tranne… Sì, che sciocco, era il vapore che produceva il suo stesso fiato. Era entrato sudato e affaticato, e all’inizio aveva respirato con un certo affanno a causa degli sforzi fatti per entrare dalla finestrella. Aveva emesso una gran quantità di vapore corporeo nell’ambiente e il freddo della parete aveva fatto condensare l’umidità. Ecco scoperto l’incredibile mistero. Sorrise, non doveva lasciarsi così suggestionare, un po’ di goccioline sulla parete e…
Sulla parete di divisione interna? Fredda?
Tornò a posare la mano su di essa. Era vero, la sensazione era di freddo metallico, come se avesse posto la mano su una superficie di lamiera. O di vetro. Strano, davvero molto strano. Si spostò raggiungendo una qualsiasi delle altre pareti, quelle che davano sull’esterno e le toccò. Percepì un certo tepore. Ripeté la stessa cosa con tutte le pareti e ottenne lo stesso risultato.
Allora? Le pareti verso l’esterno erano tiepide, mentre quella divisoria interna fredda. No, a meno che dalla parte opposta della parete interna non ci fosse qualche particolare impianto.
Certo di aver scoperto qualcosa, tornò nel disimpegno ed entrò nella stanza-deposito che si trovava dall’altra parte della parete interna. Ma non c’era nulla. Lì, la parete era assolutamente sgombra e ben visibile. La sfiorò. Nuovamente la sensazione di aver toccato vetro o metallo.
Fu quando stava tornando nel soggiorno che si accorse dell’anomalia. La porta del disimpegno non era scorrevole, ma a bandiera. Insomma, una semplicissima porta che si apriva come quelle di un secolo prima. E si appoggiava sulla parete.
Allibì. La parete di divisione era larga almeno settanta centimetri.
Una qualsiasi parete di tramezzo interno non superava gli otto centimetri.
Respirò a fondo. Quella strana parete fredda al tatto e troppo spessa non poteva essere un semplice divisorio tra stanze.
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