Ottavio si alzò: - La ragazza, Rosanna, come sta?Grassi si grattò il sopracciglio: - Sempre in coma vigile. Pare cosciente, ma non ha pronunciato una sola parola.- Posso vederla?- Per quel che mi riguarda, nessun problema. Anzi, forse lei è l’unico che può tentare di sbloccarla.

- Non ne sarei tanto sicuro.

Uscì senza dire una parola. Dentro si sentiva freddo e solo.

Come sempre.

La stanza era illuminata da uno splendido sole primaverile. L’aria fresca era immessa attraverso appositi condotti e la temperatura era molto piacevole. In lontananza si sentiva lo stormire delle foglie degli alberi. L’effetto era rilassante, anche se, ovviamente, si era nel centro di Molfetta e lì intorno alberi veri non ce n’erano.

La ragazza respirava piano, aveva gli occhi chiusi e il viso sereno.

Ottavio diede istintivamente uno sguardo al monitor che riportava i valori biometrici. Non era certo un esperto, ma ci voleva poco a capire che erano assolutamente sballati. Girò lo sguardo verso la dottoressa che l’aveva accompagnato nella stanza.

Lei scosse il capo: - Non me lo chieda, nessuno ci capisce nulla. - E se ne uscì con un leggero sospiro.

Ottavio si sedette presso il lettino. Per istinto portò una mano sulla fronte della ragazza. Lei mosse i bulbi oculari sotto le palpebre chiuse. Lui allora capì che c’era una reazione al suo tocco e le prese la mano adagiata lungo il corpo.

Rosanna aprì gli occhi e lo guardò: - Sei giunto, finalmente.

- Tu non puoi conoscermi.

- Sei tu che non puoi capire. Ormai io so tutto.

- Tutto? Tutto cosa?

E lei cominciò col volto quasi in estasi: - Ho conosciuto l’universo. Ho conosciuto il suo più intimo segreto. Ho visto quello che nessun altro potrà mai vedere. Il tempo si è svelato a me e la vita mi ha mostrato i suoi lati oscuri. Ma non è giusto che tutto muoia con me. Qualcun altro deve sapere. Ho resistito per questo. Tu sei l’uomo adatto. Devi sapere poche cose. Ma immense. Ascolta, l’universo è…

Dall’altra parte del vetro i medici videro la fanciulla parlare. In cuor loro gioirono, era un importante sintomo di ripresa. Ma la loro gioia durò poco. Il monitor cominciò a lampeggiare. I valori già pazzeschi variarono sino a raggiungere cifre elevatissime.

Era impossibile. Le macchine non potevano sbagliare.

Ottavio ascoltò tutto sbalordito. Stava per replicare quando due medici e un’infermiera entrarono precipitosamente nella stanza. La donna che l’aveva accompagnato gli rivolse un’occhiataccia e gli urlò: - Ma cosa ha fatto?

L’uomo non ebbe neanche il tempo di rispondere. Lo sguardo di tutti era puntato su Rosanna. Sul suo corpo, sulla sua pelle che cominciava a sollevarsi. Dal di dentro. Come se celasse un alveare di api impazzite che tentavano di uscire.

- Il plasma è come l’universo - mormorò la ragazza a fatica. - Immobile fuori, in eterno movimento dentro.

Ho conosciuto l’universo.

Io adesso sono… plasma.

Ed esplose. Dagli occhi, dalla bocca, dai pori del viso e di tutto il suo corpo vennero fuori zampilli di sangue che inondarono ogni cosa nella stanza, raggiungendo persino le linde pareti. Lei non si mosse, non parve soffrire. Sorrideva ancora quando restò immobile e svuotata del sangue, della vita.