Rosanna si asciugò istintivamente una lacrima che era scesa prepotente dall’occhio destro e cercò di farsi ancora più piccola. Si guardò intorno ansiosa. L’unica porta d’accesso era ben chiusa e non c’erano né finestre né altre vie d’uscita. La disperazione le strinse il cuore in una morsa d’acciaio.- Io… io non voglio…- Perché non capisci? La bellezza è l’unica cosa nell’universo che va preservata. Ed è questa la mia missione. Dovresti essermi grato, sarai ammirata in eterno.Lei scoppiò a piangere. Non lo fece per cercare di impietosirlo, ma soltanto perché ne aveva assoluto bisogno.
- Prendimi… - supplicò tra le lacrime, - ma poi lasciami andare. Ti prometto che non ti denuncerò.
Edoardo Ribera si fermò. Posò l’oggetto che stava maneggiando e si girò. Era scuro in viso. Quasi sillabò a denti stretti: - Ma per chi mi hai preso? Per un maniaco stupratore? Io non ti toccherei mai, anche se brucio di desiderio per il fascino che emani. Io… io vorrei amarti, e cogliere la fragranza del tuo corpo, e fare all’amore con te, ma… ma la mia missione è un’altra. Io devo preservare la tua bellezza incontaminata. Ora che sei giovane e che nessuno ti ha mai sfiorata. Ora che tutti sognerebbero di possederti. A loro faccio dono nel tempo del tuo corpo in modo che possano continuare in migliaia ad ammirarti e a sognarti.
- Tu… tu sei… pazzo!
- Forse hai ragione - mormorò tornando a darle le spalle e ad armeggiare, - pazzo per la bellezza. Non è certo un delitto.
- Ma… ma tu vuoi uccidermi!
Ribera non rispose. Era concentrato su quello che stava facendo.
Rosanna si rese conto che non sarebbe riuscita a farlo ragionare, quindi doveva trovare un modo per scappare da quella trappola.
Si fece forza, ingoiò un grumo di saliva che le stava rendendo difficile la respirazione e tornò a guardarsi intorno con la massima attenzione. Invano. C’erano vecchie sedie e vasi e cornici e lumi antichi… Insomma, nulla che le potesse essere utile per scappare. Eppure non poteva restare lì in attesa che quel pazzo l’uccidesse. Non aveva capito cosa le volesse fare, forse avrebbe conservato il suo corpo in formalina, ma una cosa era certa, non sarebbe sopravvissuta a quel folle. Rammentò le numerose fanciulle scomparse nella città e l’orrore le trasformò il sangue in ghiaccio.
Si passò ancora il dorso della mano sul viso. Valutò la possibilità di balzare addosso all’uomo, ma si rese conto che, a mani nude, non gli avrebbe fatto neanche un graffio. Considerò anche la possibilità di assalirlo con uno degli oggetti accatastati, ma già sarebbe stato difficile per le sue esili braccia sollevare una pesante sedia o un massiccio lume.
Nuovamente l’angoscia tentò di farla arrendere all’ineluttabile, ma ancora una volta si fece forza e tentò di ragionare. In questo l’aiutava il contatto freddo della spalla alla parete. Era sempre stata una ragazza in grado di saper badare a se stessa. Aveva avuto molti aspiranti, alcuni anche un po’ violenti, ma era sempre riuscita a tenerli a bada. Tranne quel folle.
Sollevò il capo. Nessuna apertura nel solaio, nessun allarme antincendio, nulla.
Ancora la disperazione.
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