– Perché ti scaldi tanto? Parli come se toccasse a noi decidere.Massimo si zittì, pensieroso.

– La gente non lo accetterà.

– Il Comitato Olimpico farà passare in sordina questo provvedimento. Certo, probabilmente all’inizio ci saranno un po’ di polemiche, ma alla fine la gente si abituerà anche a questo.

Massimo non seppe cosa replicare, e si mise a passeggiare avanti e indietro per lo studio. Sapeva che Alessio aveva pienamente ragione. Diavolo, dopotutto perché me la prendo così? Dovrebbe essere una cosa normale, ormai. Ma non era questo il problema. La cosa che più lo infastidiva era vedere il sorriso sardonico di Alessio mentre si godeva i suoi dubbi esistenziali da Pianificatore idealista. Massimo si chiese se anche Alessio avesse avuto quei suoi stessi dubbi, agli inizi. Ma era impossibile vedere il passato dietro quel perenne sorrisetto insolente, portato a guisa di maschera.

– Pianificare le Olimpiadi… – disse Massimo fra sé e sé.

– Già.

– Ma a chi può mai interessare la pianificazione delle Olimpiadi?

– Se è per questo, gli sponsor non mancano di certo. Non aspettavano altro che un buco come questo per inondare le Olimpiadi di verdoni. Ma forse ti stupirà sapere che non sono solo le multinazionali a farci la corte. In effetti, gli introiti maggiori arriveranno dai governi.

Massimo strabuzzò gli occhi: – Che significa?

– In un affare come questo, ci saranno enormi vantaggi anche per loro grazie alla pianificazione. Infatti, abbiamo già le modalità d’azione sulla maggior parte delle gare.

Alessio era sempre un passo avanti. Massimo si fermò, e, sconfitto, si accasciò sulla sedia che aveva rifiutato all’inizio.

– Che cosa intendi?

– Be’, per esempio c’è Israele. Dopo il casino che hanno combinato in Iran, il governo Israeliano ha deciso di fare in modo che l’Iran vinca tutte le volte che le loro rispettive squadre si affronteranno in incontri diretti. E’ un modo per accaparrarsi un certo ritorno di consensi e dimostrarsi aperti alla pace. Ne hanno bisogno. – Alessio sorrise – Lo vedi? In fondo saremo coinvolti nel processo di pace.

Massimo sospirò tristemente, affossandosi la testa fra le mani: – La politica… Incomincia a esserci troppa politica nel nostro lavoro… – Massimo guardò il suo mentore negli occhi – Stiamo per ridurre la politica allo stesso livello di una striscia a fumetti.

Alessio non poté trattenere le risate: – Sveglia Massi, dove sei stato in questi ultimi dieci anni? Su Marte? La politica era già un malato terminale da molto tempo. Semmai inguaieremo il buon nome dello sport!

Massimo abbassò lo sguardo, imbarazzato dalle continue risate del suo superiore. Dopo qualche secondo Alessio si ricompose e continuò: – Hai detto “stiamo”… Questo significa che accetti, vero?

Massimo incrociò gli occhi di Alessio. Poi scosse la testa, seccato: – Certo che hai proprio la faccia come il culo.

– Felice di fare affari con te. – Alessio rise – Non mi sarei perso le tue lagne per niente al mondo, amico mio.

Massimo gli piantò un’ultima occhiata di sbieco, poi si alzò senza dire niente e si chiuse la porta dello studio alle spalle.

– Ci vediamo a Londra! – gridò Alessio, senza smettere di ridere – Mi raccomando, non dimenticare di portare l’ombrello!