– Franco, che dicono le Talpe? – chiese Massimo.Franco si svegliò dal torpore e osservò la consolle dove c’era disegnata la pianta stilizzata del San Siro: ogni luce dagli spalti era verde chiaro, soprattutto tra le file dell’Inter. – La tensione è alle stelle capo, il pubblico si diverte. Stiamo facendo un buon lavoro.

– Mi raccomando Andrea, giramela bene questa punizione: voglio una panoramica del tiro che finisce fuori e poi un particolare di quel ragazzino che si tiene la palla.

– Certo… – rispose Andrea, ormai praticamente diventato strabico a forza di tenere gli occhi puntati su due monitor opposti.

87°. La punizione finì fuori, poco lontano dall’incrocio dei pali e sul maxi-schermo un ragazzino tutto eccitato si nascose il pallone sotto la t-shirt. E anche l’ultimo evento in scaletta era passato.

All’improvviso la porta dello studio si spalancò, e qualcuno irruppe nella stanza ignorando i divieti. Massimo si girò di scatto per ammonire l’intruso, ma poi si zittì. Andrea si affrettò a risintonizzare il monitor di Vigilantes sulla partita in corso, ma Alessio lo ignorò del tutto.

– Ciao Massimo, stai facendo un buon lavoro, vedo. Scusa ma non c’è tempo per i convenevoli, qui andiamo di fretta: abbiamo ricevuto dei contrordini dai piani alti.

A quelle parole le farfalle nello stomaco di Massimo si esibirono in un complicatissimo volo acrobatico: – Di che si tratta? – balbettò il Pianificatore, timoroso.

– Ci è stata appena comunicata una variazione al programma: dobbiamo far vincere l’Inter. D’accordo? Bene allora, forza, procedi. – disse Alessio con una calma a dir poco strafottente. Tutta la cellula operativa sbarrò gli occhi dalla sorpresa.

– Cosa? E questo quando è successo?

– Pochi minuti fa. Insomma, che te ne importa? Tanto il tuo lavoro rimane comunque lo stesso.

– Ma perché, così all’improvviso? Non si può fare!

– Si può fare se hai i soldi per farlo. – sentenziò Alessio – Uff, insomma Massi, più tempo passi a fare domande e meno tempo hai per sistemare le cose. Tic tac tic tac. Oh, e va bene, sta calmo che ti spiego. Durante la fine del primo tempo Berlusconi ha scoperto che i suoi ultimi sondaggi lo danno per sconfitto alle prossime elezioni, di nuovo. Così ha pensato di far perdere la propria squadra sperando di ottenere consensi. Una squadra che vince il campionato per tre anni di seguito dopo un po’ finisce per stare antipatica al pubblico, non ti pare? – Alessio sorrise.

– Un momento, hai detto che lo sapevi dall’intervallo? E non potevi venirmelo a dire qualche minuto prima? Ormai siamo in chiusura!

– Non ti scaldare, Massi. Abbiamo passato più di mezz’ora a trattare il compenso. Oh, avresti dovuto vedermi, amico mio, è stata una trattativa leggendaria! Abbiamo tenuto il delegato del Milan sui carboni ardenti per trenta minuti, finché non è stato costretto a tirar fuori dalle tasche qualche milione di dobloni in più! Avessi visto come sudava mentre fingeva di fare il duro e allo stesso tempo teneva d’occhio l’orologio. – Alessio scoppiò in una risata fragorosa, poi subito si ricompose. – Naturalmente una parte di quei dobloni è anche tua, marinaio.

– Certo. E mentre tu ti divertivi sull’isola del tesoro hai pensato bene di seppellirmi nella merda fino al collo.

– Ti sto semplicemente chiedendo di fare il tuo lavoro, niente di più e niente di meno. E ti ricordo che con le tue domande hai perso un minuto prezioso. Dovresti imparare a capitalizzare sul tempo.

– Ma… come dovrei fare a far vincere in maniera efficace l’Inter in così poco tempo e senza una scaletta pronta? Senti Alessio, sarò onesto, io non ne sono capace. Prendi tu il comando.