Il sottosegretario si sedette. Gli sembrava un brutto film di cui da innocente spettatore era diventato protagonista involontario. Gli vennero in mente mille domande e mille cose, ma l’unica che veramente importava ora era mettersi in contatto con il ministro Scognamiglio. Si alzò di scatto, prese il professor Settembrini per un braccio e si avviò verso la porta, quando questa venne aperta da qualcuno all’esterno.

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Evidentemente, né Prosperi né Settembrini si erano aspettati di trovarsi di fronte i due nuovi venuti. - Buongiorno signori. Già svegli di buona mattina? -, domandò con cortesia il professore a Mascali e al silenzioso collega di questi, Cantarella. - Professore, sottosegretario -, salutò il primo. - Prego sedetevi. Cerchiamo di fare in fretta, non c’è mica molto tempo. Tra mezz’ora iniziano le attività e il direttore generale arriverà sulla piattaforma per incontrarsi con entrambi. -La porta fu richiusa. Prosperi e Settembrini furono costretti, riluttanti, a sedere nuovamente, mentre Cantarella restò vicino la porta e Mascali si sedette sul letto, che scricchiolò un poco. - Dunque. Onorevole, il professore non avrà avuto probabilmente modo di dirle che noi due siamo stati incaricati di effettuare il suo rapimento da Napoli, il giorno degli attentati. Quindi, come capirà, sia lei che il professore ormai ci conoscete bene. Quello che nessuno di voi due ha capito è che forse stiamo lavorando per lo stesso identico fine.

- Ne dubito alquanto, signore -, rispose Prosperi. - Io lavoro per un governo eletto dai cittadini che desidera solo il benessere. Voi lavorate per una manica di terroristi che crede di agire per il bene dei siciliani, ma che non rappresenta nessuno e si è macchiata di crimini....

Cantarella alzò la mano: - La prego, onorevole, non abbiamo tempo per i processi e lei non è la persona adatta per il ruolo dell’eroe. Qui non si tratta di Sicilia Libera. Si tratta dell’Eni, del suo governo e dell’Italia. I nostri capi sapevano cosa facevano quando ci hanno assegnato alla missione per conto dell’Eni, che ha chiesto agli autonomisti qualcuno che facesse il gioco sporco per il bene delle Sicilia.

- Il bene della Sicilia! -, esclamò Settembrini, alzandosi di scatto, incapace di restare seduto.

- Ma lei si rende conto delle vere implicazioni di questo progetto? So cosa vi hanno raccontato, che il nuovo giacimento che affiorerà grazie al mio contributo servirà a impedire che la Sicilia resti priva degli enormi capitali che affluiscono per la raffinazione. Fesserie! Voi volete impedire che la Sicilia si ritrovi tagliata fuori dal sistema economico, ma vi ritroverete la Sicilia tagliata fuori dal mondo, letteralmente!.

Prosperi non capiva: - Professore, ma lei non ha mai avuto modo di dire loro come stanno veramente le cose? Non credo che Sicilia Libera desideri compromettersi con un progetto per la distruzione della loro isola....

- Le posso spiegare io, onorevole -, si offrì Mascali. - Lei e chi sta dietro questo piano condividete lo stesso modo di pensare, credete che noi di Sicilia Libera siamo l’ultima versione, riveduta e corretta, della vecchia mafia. Facciamo il lavoro sporco se ci pagate abbastanza, questo è tanto. Cazzate. Questi pensavano che noi non avremmo fatto nient’altro che piazzare qualche bomba, rapire uno scienziato, controllarne gli spostamenti a distanza senza naturalmente mai parlarci e poi guardare indifferenti la nostra Sicilia sommersa come se nulla fosse.

- Non ho mai potuto parlarci oltre al giorno del rapimento, sottosegretario -, spiegò Settembrini. - Quando i signori petrolieri mi misero a parte del piano, sapevano naturalmente che la prima cosa che avrei tentato di fare sarebbe stato avvisare gli autonomisti... Fargli capire di essere solo delle pedine sacrificabili.

Ci fu silenzio, mentre tutti davano a Prosperi il tempo di capire. Questi infine annuì tra sé.

- Bella giocata -, riconobbe. - L’Eni resta a galla per altri trent’anni almeno sfruttando il giacimento della Sirte, distrugge la Sicilia e la Libia nascondendo così tutto lo scempio provocato e usa gli autonomisti per il lavoro sporco. Ma quello che ancora non capisco è chi sia dietro a tutto questo. Voi sapete i nomi? Perché ci devono essere nomi molto, molto in alto che hanno permesso tutto questo, che stanno coprendo tutto. Non posso credere che l’Eni, da sola....

- No, no, qualcuno c’è, è chiaro -, riconobbe Mascali. - Ma non sappiamo chi. Per questo i vertici di Sicilia Libera ci hanno chiesto di prenderla in consegna, sottosegretario. Sapere quello che sa, usare le sue conoscenze per arrivare ai mandanti, quelli veri!.

- Ma avete preso solo un’altra pedina! Il mio governo mi ha tenuto all’oscuro di tutto! -, esclamò Prosperi, visibilmente angosciato. - Fatemi capire, voi avete giustificato il mio rapimento al direttore generale dell’Eni sostenendo che era necessario per evitare che sapessi troppo.