- Serve a chi? Agli autonomisti di Sicilia Libera? Terroristi che fanno a pezzi innocenti in tutto il Dipartimento Meridionale? O ai vostri padroni che vi usano come pedine da sacrificare al momento opportuno?. -Mascali questa volta sorrise. Prosperi pensò di piacergli, ma avrebbe desiderato piacere a qualcun altro. - Lei serve per la salvezza della nostra terra, sottosegretario. La Sicilia ma anche l’Italia, se questo la consola. E quello della pedina è un concetto che calza proprio a pennello. Mi dica, onorevole, lei non ha mai pensato di essere una pedina di un gioco più grande?. -- Non sono mai stato un paranoico -, rispose questi.- Nemmeno io. E quando lo si diventa c’è qualcosa che non va. -Mezz’ora dopo scesero a Gela. Prima di salire sull’elicottero che li attendeva su una piattaforma al porto cittadino, Prosperi chiese di prendere un sonnifero dopo aver avuto rassicurazioni che non gli sarebbe stato fatto nulla di male mentre era intontito. Sentì a malapena il decollo mentre il sole spariva dietro l’orizzonte di un mare nero come il petrolio.

5

Stridio di gabbiani. O era ritornato a Napoli o si trovava su qualche chiatta piena di rifiuti al largo. Era noto che sulle coste siciliane nemmeno i gabbiani si avventuravano più. Il sottosegretario Prosperi si alzò dal letto e scoprì di essere in una piccola stanza spoglia. Il lenzuolo era particolarmente ruvido, dozzinale, così come il mobilio. Non doveva certo trovarsi in qualche sontuosa villa. Alzandosi scoprì di aver preso una dose eccessiva di sonniferi: non solo doveva ormai essere l’alba, ma ancora non riusciva a stare ben dritto sulle gambe. Essendo già vestito, si limitò ad allacciarsi le scarpe e a ravviarsi i capelli. Quindi si azzardò ad aprire la porta ed uscire all’esterno.

Capì subito dove si trovava. La luce rosata dell’alba definiva con nettezza i contorni delle gru e delle torri di una piattaforma petrolifera, nemmeno tanto grande a dir la verità. Da dove si trovava ne vedeva perfettamente i contorni e intuì si trattasse di un impianto di perforazione. Esperienza nel settore ne aveva e di impianti ne aveva visitati diversi negli anni... Maledetto petrolio, pensò Prosperi. A lui disgustava persino l’odore e dovette ammettere che perlomeno, rispetto alle piattaforme che aveva visitato, quella non ne era impregnata. Forse si trattava di un impianto appena realizzato che aveva appena iniziato le trivellazioni. Bisognava solo capire che cosa ci facesse lui lì. Non aveva sorveglianza davanti alla stanzetta che gli era stata assegnata e non vedeva anime in giro; possibile che lo lasciassero vagare in libertà come se nulla fosse? Certo, si trovava probabilmente parecchio al largo della costa e non gli sarebbe stato facile fuggire, però...

Una figura lo salutò da lontano. Era appena uscita da una porta e sembrava stupito di trovare qualcuno sveglio a quell’ora del mattino. - Buongiorno! -, fece, quando arrivò a pochi metri da Prosperi. - Immagino che lei sia nuovo di qui non è vero? Mi lasci indovinare... il sottosegretario da Napoli?.

- E lei? -, chiese a mo’ di risposta Prosperi.

L’uomo sorrise. - Immagino che io sia quello che stava cercando, sottosegretario. Il professor Settembrini, lieto di conoscerla.

Prosperi gli strinse la mano e si sentì molto Stanley che incontrava il dottor Livingstone nel più improbabile contesto immaginabile, circondato da selvaggi che nemmeno capivano la loro lingua.

- Le è consentito di muoversi liberamente su questa piattaforma? -, volle informarsi Prosperi.

Settembrini annuì. - Non s’illuda, non c’è possibilità di fuga a meno che lei non sia un emulo di James Bond ma credo che, come me, sia un uomo da scrivania che non ami rischiare l’osso del collo quando non è necessario. Ad ogni modo, non sono oggetto di pestaggi o interrogatori con annegamenti simulati e quindi non credo che riserveranno a lei questo trattamento.

- Non è questo mi preoccupa -, sostenne Prosperi. - Mi preoccupa il resto. Lei sa perché l’hanno rapita e soprattutto chi?

- Certo che sì, per entrambe le domande. Ma prego, venga nel mio studio, se così possiamo chiamarlo... sono qui solo da una settimana ma cerco di adattarmi alla meno peggio. - Settembrini lo prese sotto braccio e si avviò verso la porta da dove era uscito. Prosperi non si era aspettato di trovare un uomo così imperturbabile. Lo seguì senza fare storie.

Il cosiddetto studio era una stanza non meno spartana di quella in cui Prosperi si era svegliato, fatta eccezione per tre computer contemporaneamente attivi di cui due su una traballante scrivania e uno sul comodino vicino al letto. Quasi tutta la parete opposta alla porta era coperta poi da una grande carta che Prosperi non riuscì a interpretare.