Un boato assordante ruppe i vetri dell’ufficio e l’onda d’urto scaraventò il sottosegretario, la sua scrivania, le carte, il computer e il funzionario belante dall’altro lato della stanza. Fu una questione di pochi attimi. Il resto fu occupato dall’eco che rimbombava nelle orecchie e dal fumo denso che riempì immediatamente l’ufficio. Prosperi si rese conto di poter muoversi e, pur ferito, di poter uscire dal locale trascinando con sé - in un atto di carità cristiana - il suo interlocutore, che era invece svenuto probabilmente senza rendersi conto di niente. Gli uomini della sicurezza gli corsero subito incontro: alcuni entrarono nell’ufficio, altri si misero a prestare i primi soccorsi mentre il comandante chiamava un’ambulanza. Ma in tutto il palazzo regnava il caos, e Prosperi si rese conto che l’esplosione doveva aver interessato l’atrio dell’edificio altrimenti sarebbe morto sul colpo. L’intuizione fu confermata dal fatto che gli agenti lo presero quasi di peso e cominciarono a farsi strada verso le uscite sul retro, dove già si stava accalcando il resto del personale. ‹‹Gian Filippo, che è stato?››, gli chiese in un corridoio un suo collega vedendolo passare. Prosperi si limitò a scuotere la testa, ancora intontito dal fragore dell’esplosione e dal volo che aveva fatto. Si ritrovò in un’auto blu che subito partì scortata da moto della polizia in uno stridio di ruote che si perse nella confusione generale.
2
La calma più assoluta regnava nell’appartamento della famiglia Settembrini. L’unico suono che si poteva udire era quello della pala del ventilatore da soffitto nel salotto, che smuoveva leggermente le certe appoggiate sul tavolo sottostante. Il professor Leonardo Settembrini si stava concedendo una breve pausa dal lavoro, sprofondato nella poltrona davanti al televisore a spulciare le ultime notizie del giorno sullo schermo in modalità internet. Sorseggiava del latte di mandorla da un bicchiere, rammaricandosi in un angolo della sua mente di aver finito lo sciroppo di menta. Sua moglie era andata al supermercato, quindi sicuramente avrebbe provveduto a comprare una nuova bottiglia. L’afa di quel giorno di luglio a Napoli era, in realtà, più sopportabile del solito, grazie alle correnti di aria fresca che stavano arrivando da nord; ma il professore non riusciva a concentrarsi con la calura: viveva solo da cinque anni lì, dritto dritto da Bolzano, e il cambiamento non gli era mai andato giù. Da un’oretta circa stava cercando ogni pretesto per distrarsi.Un pretesto a cui proprio non aveva pensato fu il campanello della porta. Non ci aveva pensato per il semplice fatto che detestava alzarsi per aprire, tant’è vero che sua moglie apriva sempre con le chiavi anche se lui era in casa. Lasciò che bussassero un’altra volta prima di alzarsi dalla poltrona con un sospiro e andare ad aprire. Due uomini in camicia bianca gli sorrisero. “Dannazione, ma perché non guardo mai nello spioncino?”, pensò il professore fissando gli sconosciuti e incerto se sbattergli la porta in faccia. Si trattava solo di capire se fossero testimoni di Geova o venditori porta a porta.
- Buon pomeriggio professore, siamo quelli dell’Istituto di Geofisica -, si presentò il più alto dei due, tendendo la mano. Poi, rendendosi conto dello stupore dell’altro, aggiunse con preoccupazione: ‹‹Sua moglie non le ha riferito? Abbiamo telefonato stamattina...››.
“Ah!”, pensò Settembrini. “E quando mai mia moglie si ricorda di dirmi qualcosa di importante...”. Questo spiegava abbastanza: - Non è la prima volta, non preoccupatevi -, rassicurò il professore stringendo la mano ai due e aprendo la porta per farli entrare in casa.
Li fece accomodare in salotto e si diede da fare per sistemare un po’ in giro. - Ditemi signori... - Settembrini si rese conto di non ricordare i nomi (forse non si erano presentati?) - cosa posso fare per voi? Dovete scusarmi ma mia moglie proprio non mi ha riferito... spero di poter esservi utile comunque....
- Questi sono gli appunti della sua ricerca attuale, professore? -, gli chiesero i due dando una scorsa alle carte lasciata alla rinfusa sul tavolo.
- Sì esatto. L’Istituto è informato dei contenuti della ricerca....
- Sismologia sottomarina e impatto sui giacimenti petroliferi nei fondali, vero?
- Qualcosa del genere -, concesse il professore, ma decise di esimersi dallo snocciolare con pedanteria il titolo esatto della ricerca. - Conto di completare la parte teorica entro il prossimo mese e poi richiedere all’Istituto il parere conforme per l’avvio delle ricerche pratiche. L’Osservatorio vesuviano mi ha già dato carta bianca....
Settembrini esitò un attimo, poi riprese: - Questo per far capire che qualora l’Istituto ritenesse la ricerca importante ai fini nazionali, sarei pienamente disposto a trasferirmi. Il mio lavoro all’Osservatorio non è....
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