Gli piacevano moltissimo i film di John Ford (e come poteva essere altrimenti?), soprattutto Ombre rosse e Rio Bravo, ma si era sempre considerato "un romanziere prestato al fumetto e mai più restituito" fin dai suoi primi lavori al Vittorioso e poi all'Audace.
Era il 30 settembre 1948 quando con il titolo de "Il totem misterioso" stampato su carta povera a 15 lire di prezzo, vide la luce il primo albo di Tex Willer (era 'Killer', ma venne cambiato per prudenza), testo di Bonelli e disegni di Aurelio Galleppini (scomparso nel '94), un personaggio che lui, Bonelli, allora quarantenne, considerava alla stregua di tutti quelli già creati, destinati a non avere vita tanto lunga, un personaggio secondario della casa editrice nel frattempo passata alla moglie di Bonelli, Tea, la "signora del fumetto italiano".
Ma Tex, dopo più di 52 anni, si rivela uno dei comics più longevi, mito e fenomeno di costume, su di lui sono stati scritti saggi e libri, tanto che Sergio Bonelli, che ha raccolto l'eredità del padre, ha confessato di sentirsi "imbarazzato quando vedo filosofi, critici ed esperti discettare su Tex". Pochi sanno che in realtà le prime tavole di Tex Willer erano ambientate in Sardegna, dai cui massicci montagnosi Galleppini trasse ispirazione.
L'avventura terrena di Gian Luigi Bonelli è finita in una clinica di Alessandria. E ora Tex cavalca da solo.
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