L'azione è la dominante di Vladimir Mei, romanzo di un autore italiano molto noto, Donato Altomare, che ha confezionato un'avventura piena di ritmo.

Con un classico espediente narrativo, il romanzo inizia in mezzo all'azione, la sensazione che si ha è che ci sia un antefatto, ma che non abbia importanza, siamo così pieni di iconografia da action movie e video game, che figurarsi lo scenario non è compito difficile.

Le prime pagine scorrono senza soluzione di continuità, agilmente. Vlad è maledettamente bravo in quello che fa e, secondo i cliché del genere, quello che fa non è piacevole.

E' un libero agente, ossia un mercenario, uno che risolve i problemi con tutti i mezzi necessari, stramaledettamente sicuro di sè.

Durante il prologo non c'è molto spazio per l'approfondimento, lo spessore è quello di Doom, senza l'interattività del famoso sparatutto, ma va bene così.

Un racconto teso e serrato, come i prologhi dei bond movies, le cose accadono, senza troppi fronzoli, dopo la tensione della prima parte, il romanzo continua in modo più discorsivo.

Un necessario briefing prima di una nuova missione, necessario anche a introdurci meglio l'ambientazione, la MegaGalattica, la maggiore società produttrice di energia, ha un problema: dalla centrale di Erakis II non dà più notizie da parecchio tempo, e tutti i liberi agenti inviati non hanno fatto ritorno.

A presentare la missione è Hemma, presidentessa della MegaGalattica, un personaggio femminile molto forte, la classica donna manager, che per fare carriera ha dovuto dimostrare di avere gli attributi, un personaggio il cui rapporto con il protagonista crescerà durante lo svilupparsi della vicenda.

Ovviamente non sono qui a raccontarvi la soluzione del mistero. L'intreccio si dipanerà verso orizzonti inaspettati, allargandosi a tematiche molto più ampie di quanto l'inizio faccia sospettare. Alla fine rimane comunque un buon prodotto di intrattenimento. La struttura "a cipolla", come è stata definita dal suo stesso autore, è dovuta all'origine del romanzo, che nasce dall'espansione di un racconto, e da successive aggiunte di altri episodi e livelli di trama. Il risultato però non appare frammentario. Certo ricorda molto la struttura a missioni di un videogioco, nelle quali i diversi livelli poi alla fine, raccordati dagli interludi, tentano di raccontare una vicenda di più ampio respiro.  Non so se l'effetto sia voluto, ma è questa l'impressione che mi ha dato. Consigliato tra una lettura più impegnativa e l'altra, per defaticare un po' le sinapsi.