Gli anni ’70 vissero fantascientificamente anche in Italia un’eco del Sessantotto con aspetti talora di grande interesse, sebbene – come già accennavo – non come fenomeno di massa. Nel 1970 la cura della collana Galassia (Casa Editrice La Tribuna, Piacenza) fu assunta da due giovani universitari piacentini, Vittorio Curtoni e Gianni Montanari. L’affiatato duo svecchiò radicalmente il catalogo e presto incominciarono ad apparire in sequenza romanzi sperimentali e nomi importanti, nuovi per l’Italia, o noti ma rimasti defilati: Delany, Moorcock, Aldiss, Pangborn, Cordwainer Smith, Zelazny, Farmer, Disch, Bunch, K.M. O’Donnell (alias Malzberg), Geston, Roberts, Finney, Compton, Lafferty, Ellison. Furono proposte antologie sperimentali come Cristalli di futuro (The New Tomorrows, 1971; La Tribuna, 1976) a cura di Spinrad, contenente storie di Moorcock, Bryant, Spinrad, Ellison, Butterworth, Sladek, Disch. Anche alcuni autori italiani presero a trattare nuove tematiche usando una scrittura quanto meno più consapevole. Per esempio racconti di Curtoni, un suo romanzo (Dove stiamo volando, La Tribuna, 1972), ancora romanzi di Montanari (Nel nome dell’uomo, 1971; La sepoltura, 1973, entrambi editi da La Tribuna), di Mauro Antonio Miglieruolo (Come ladro di notte, 1972, idem); di Ugo Malaguti (Il Palazzo nel cielo, 1970, Libra Editrice). Storie brevi di Livio Horrakh (l’esemplare Tutto l’acido dell’Impero, in: Maturità, La Tribuna, 1977), Gianluigi Pilu (Gioco di specchi, in: A doppio taglio, La Tribuna, 1978), Daniele Ganapini, Nico Gallo, Claudio Asciuti, Franco Ricciardiello, Laura Serra, Stefano Tuvo… Un’atmosfera che si sarebbe poi respirata anche nella rivista Robot (Armenia editore) nata nel 1976 e diretta – guarda caso – da Vittorio Curtoni. Con ciò non si vuol intendere che case quali Mondadori, Nord, Fanucci, Libra, Longanesi e altre non pubblicassero buona fantascienza o non curassero adeguatamente le loro collane o, all’occasione, non inserissero nei loro cataloghi nomi e titoli anche fondamentali della nuova science fiction: ma appariva evidente che non tutta l’editoria avesse nelle proprie corde, in egual misura, un certo aspetto di sperimentazione della nuova narrativa; d’altronde è normale che ciascuno perseguisse una propria linea editoriale.
Devo infine segnalare che dapprima a livello amatoriale (poi, talora, con risultati di tutto riguardo) videro la luce nella seconda metà degli anni ’70 alcune attivissime testate che riprendevano in tutto o in parte lo spirito sessantottino: Intercom, TDS (The Dark Side), Lucifero (confluita in Cavalieri Neri/Fantasia Sociale), ma soprattutto Un’ambigua utopia, gestita dall’omonimo collettivo nato a fine 1976. I personaggi di maggior spicco del collettivo erano Antonio Caronia, Roberto Del Piano, Giuliano Spagnul, Giancarlo Bulgarelli, Danilo Marzorati, Silvano Barbesti, Patrizia Brambilla, Piero Fiorili, Michela Panigada, Gerardo Frizzati, Marco Abate, Marco Dubini, Luci Pittan, il disegnatore Michelangelo Miani. Giusto per eliminare dubbi già espressi da alcuni in altra sede, riporto fedelmente quanto comunicatomi di recente via email, su mia esplicita richiesta, da Antonio Caronia:
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