Il sesto senso è uno dei dieci film che hanno più incassato nella storia del cinema. Diretto da un regista praticamente sconosciuto, il thriller con Bruce Willis e il candidato all'Oscar Haley Joe Osment (lo rivedremo a febbraio in Un sogno per domani diretto da Mimi Leder al fianco di Kevin Spacey e Helen Hunt e nel prossimo A.I. di Steven Spielberg tratto dal lavoro di Stanley Kubrick) è diventato un film di culto. Una pellicola non scevra, però, di detrattori visto e considerato che la rivista inglese Empire ha pubblicato una serie di pagine con tutti gli errori del film che rendevano praticamente 'incredibile' la sua trama con tanto di finale a sorpresa. E così - visti e considerati gli incassi e una certa dose di egoismo ed egotismo - subito dopo Il sesto senso M.Night Shyamalan tenta con Unbreakable nuovamente di sorprendere il suo pubblico con una storia noir molto simile nello stile e nella costruzione al suo fortunato predecessore. David è una guardia di sicurezza dello stadio di Philadelphia insoddisfatta della propria vita. Anni prima era una giovane promessa del football, poi un misterioso incidente d'auto gli ha spezzato per sempre la carriera consegnandolo ad una moglie con cui adesso - a tanti anni di distanza - sembra non andare più d'accordo. Elijah è, invece, un ricco collezionista di fumetti rari, un eccentrico esteta dell'arte grafica la cui vita è flagellata da una rara malattia che lo rende fragilissimo e predisposto ad ogni sorta di frattura. David, per conto suo, riesce a sfuggire indenne ad un incidente di un treno dove è l'unico sopravvissuto. Elijah così lo contatta e cerca di convincerlo che entrambi sono legati da qualcosa di misterioso ed enigmatico. Sono l'uno il contrario dell'altro. E mentre il nero interpretato da Samuel L. Jackson ha passato un terzo della sua vita in un letto a leggere principalmente fumetti (beato lui!), l'uomo che ha il volto carismatico di un Bruce Willis in perfetta forma è praticamente immune alle malattie, alle escoriazioni e alle rotture delle ossa. E' Unbreakable ovvero indistruttibile proprio come i supereroi tanto amati da Elijah il quale si ostina a volere dimostrare la sua teoria secondo cui alla base delle saghe dei vari Superman, Uomo Ragno, Batman, Capitan America c'è un fondo di verità incentrato su uomini al di sopra della media e peraltro dotati di poteri straordinari sì, ma certo non degni di essere chiamati soprannaturali. Le trame dei fumetti sono solo esagerazioni di realtà di ben altro spessore umano, decisamente più comuni nella vita e nella storia rispetto alle tavole dei 172.000 albi venduti ogni giorno negli USA. Unbreakable nasce da una terra di confine ancora troppo vicino a Il sesto senso. Venduta per cinque milioni di dollari la sceneggiatura, quando il film di fantasmi ancora non aveva fatto sfracelli al botteghino, risente ancora troppo della stessa ispirazione. Due lavori contigui, interrotti per il regista soltanto dal lavoro per lo script di Stuart Little che necessariamente si assomigliano, soprattutto in virtù della reiterazione di un finale a sorpresa. Sotto molti punti di vista, Unbreakable è un'opera più interessante e matura rispetto a Il sesto senso soprattutto perché stavolta tutto combacia e il soprannaturale è rilegato in un angolo dai confini emotivi molto profondi. Forse, perché stavolta il confronto speculare tra due personaggi allo stesso livello portati sullo schermo da due attori molto omogenei e affiatati (basta ricordare Die Hard III e le stesse frequentazioni del clan Tarantino ai tempi di Pulp Fiction) è in grado di elevare ad un livello narrativo più alto il tessuto emozionale con cui è strutturata la sceneggiatura. Del resto il confronto con l'immaginario collettivo e l'universo narrativo legati al mondo dei fumetti, fa di Unbreakable un'opera complessa, forse troppo levigata e artefatta, che fiera, però, della propria artificiosità, vede incredibilmente i suoi tanti meriti finire sepolti e in parte resi inefficaci sotto una coltre di gelida raffinatezza narrativa. Una scelta stilistica coraggiosa e forse perfino lodevole nella sua testardaggine di non volere fare qualcosa di davvero nuovo, incapace, inoltre, di coinvolgere davvero lo spettatore in una storia che richiede - comunque - un atto di fede nel fantastico, di una natura forse ancora più raffinata rispetto allo spiritismo postmoderno de Il sesto senso. Un film dalle atmosfere molto particolari in cui la collaborazione con il musicista James Newton Howard conosce un altro momento di grandezza. Unbreakable non è un film straordinario. A dispetto delle voci di una possibile (e quasi doverosa, vista la storia) trilogia, il film trova i suoi momenti più alti in una regia interessante e in un pathos amplificato da una colonna sonora enfatica, studiata appositamente per un prodotto pignolo, calibrato in ogni dettaglio.