Per conoscerla meglio, può dirci dove e quando è nata, dove ha trascorso la sua infanzia e che studi ha fatto?
Sono nata a Londra e sono uno dei pochi londinesi cresciuta in questa città. Sono sempre vissuta a Londra tranne per un periodo di tre anni (avevo tredici anni) quando la mia famiglia si era trasferita nel Dorset. Poi ho studiato filosofia all’università.
Al momento vivo nella zona sud-occidentale di Londra, vicino al fiume con mio marito e mio figlio che ha undici mesi
Si è laureata in filosofia, pensava già di fare la giornalista oppure è una scelta da lei fatta successivamente?
Già quando frequentavo l’università avevo deciso che volevo scrivere. Infatti mentre ero all’università già avevo preso a scrivere per il giornale universitario e addirittura poco dopo ho lanciato un giornale rivale che poi ha rilevato il giornale principale e sono diventata capo redattrice del “mio” giornale universitario.
Comunque anche quando sono diventata giornalista non mi sono mai occupata di cronaca, non sono mai stata il tipo di giornalista che non vede l’ora di andare a scavare nella sporcizia, a cercare freneticamente la notizia, piuttosto sono una giornalista di editoriali, di articoli lunghi. Mi è sempre piaciuto di più stare nel mio ufficio e guardare le cose dal mio punto di vista con calma.
Quindi ho avuto sempre il piacere e la volontà di scrivere.
Cosa leggeva da ragazza? quali erano i suoi autori/romanzi preferiti? E attualmente cosa legge?
Da adolescente ho letto dei libri tra i più complessi, difficili e pesanti che si possa immaginare. Avevo un vero e proprio appetito, una fame di conoscenza per imparare il più possibile del mondo e mi sono letta libri di filosofia russa, esistenzialisti francesi e altro. Purtroppo a quei tempi non c’era la fiction per teen-ager che c’è adesso e quindi vivevo sepolta nei libri “pesanti” per così dire.
Attualmente leggo prevalentemente libri per bambini a mio figlio e non mi ero mai resa conto che avere un figlio significa non avere più molto tempo per leggere per il proprio piacere. Quindi ora sono immersa in storie di pinguini, animali della foresta e così via.
Le piace la fantascienza?
Sì, sono una appassionata, mi piace tantissimo. Da piccola di libri di fs non ne ho letti molti perché non ne avevo a disposizione. Ricordo uno scrittore in particolare che mi piaceva moltissimo, era John Wyndham.
Ora che ho scritto La Dichiarazione mi sono ancor più interessata a questo genere, ad esempio ho letto le opere di Aldous Huxley e in particolare ritengo che Brave New World (Il mondo nuovo) sia un romanzo assolutamente fantastico. E poi da quando ho finito di scrivere La Dichiarazione, che è un libro di fs e che ho scritto senza neanche rendermi conto che era pura fs, mi sono interessata ancora di più a questo genere.
Un altro autore che mi piace, per esempio, è Ian M. Banks – ammiro in particolare la grande immaginazione di questi autori e l’attenzione ai dettagli.
Ritiene giusto/corretto ascrivere al genere fantascienza il suo romanzo?
Assolutamente sì.
Quando ha deciso di scrivere questo romanzo? E che tipo di ricerche ha fatto?
Posso affermare che non ho mai deciso consciamente di scrivere questo libro, avevo queste idee che mi frullavano per la testa e cioè: che cosa sarebbe il mondo se vivessimo per sempre, sarebbe una cosa buona o non buona? E più ci pensavo e più arrivavo alla conclusione che sarebbe stata una cosa non buona, poi improvvisamente mi sono arrivate nella testa Anna e l’idea degli Eccedenti e il quel momento mi è comparsa come per magia tutta la storia e io mi sono limitata a scriverla.
Per quel che riguarda le ricerche fatte: sì, ho fatto delle ricerche di carattere scientifico e in particolare mi sono interessata al dibattito sulle cellule staminali. Ma le ricerche più grandi le ho fatte nella mia testa cercando di creare in maniera logica un passaggio temporale, cronologico da adesso fino al 2140; il momento in cui sarebbero state a disposizione questi farmaci per la longevità.
Nel caso venga scoperta una medicina della lunga, lunghissima vita, pensa che quella descritta nel romanzo sia l’unica soluzione?
Immagino che sicuramente questo mondo non sarebbe pieno dell’orrore come quello che io ho descritto ma logicamente se le persone vivessero per sempre, si deve tenere presente che le risorse della terra si esaurirebbero presto, sono limitate e non potrebbero sostenere questa nuova vita. Né ci sarebbe necessità di nuova vita perché le persone vivrebbero per sempre. Tutto questo cambierebbe, il mondo cambierebbe. Diciamo che io intravedo il futuro in una sorta di via di mezzo: sicuramente le persone vivranno più a lungo e avranno pur sempre dei figli, ma magari un solo figlio come ora in Cina, dove già adesso c’è la politica dell’unico figlio. Già adesso intravedo una sorta di divario molto profondo tra i giovani e gli anziani, i giovani vengono sempre più visti come un gruppo di persone che fa paura, estraneo a noi, e penso che la situazione potrebbe peggiorare.
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