Paul Di Filippo è una persona squisita, lo può dire chiunque abbia avuto la fortuna di conosciuto. Ed è anche uno scrittore molto particolare, difficilmente catalogabile, eclettico, sempre diverso e sempre originale. "Paul Di Filippo è un coraggioso latore di regali inattesi. Questa è la definizione più appropriata per un autore che arriva veramente molto vicino a sfidare ogni tentativo di definizione completa. Una vera singolarità!" così ne parla Michael Bishop. E questo romanzo, in uscita in questi giorni nella collana Odissea Fantascienza, non fa che confermare questo giudizio.
Diego Patchen, un autore di narrativa cosmogonica, vive nell’isolato 10.394.850 di Broadway, l’unica strada della città di Gritsavage in uno strano mondo illuminato da due soli. Lungo tutta la città, per quanto essa sia lunga, corre una linea della metropolitana: ogni isolato è separato da un un vicolo, lungo soltanto come la larghezza dell’isolato. Poi, da una parte c’è un fiume e dall’altra una ferrovia. Oltre questi confini ci sono dei mondi paralleli, equivalenti dell’inferno e del paradiso: il “Lato Sbagliato del Sentiero” e “l’Altra Sponda”, perché in questo mondo c’è la certezza di quello che avviene dopo la morte. Questo è particolarmente rilevante per Diego, perché suo padre che sta morendo è amaramente orgoglioso di immaginare quanti Tori Alati si stiano radunando per portarlo sul Lato Sbagliato (infatti è convinto di non aver vissuto in modo abbastanza virtuoso da essere condotto dalle Sirene Alate all’Altra Sponda).
Un anno nella città lineare (A Year In the Linear City, 2002) Traduzione di Roberto Chiavini, Odissea Fantascienza 25, Delos Books, pagg. 120, euro 9,00.
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