Il tema delle macchine che si autoreplicano è stato uno dei cavalli da batttaglia della fantascienza, e probabilmente continuerà a esserlo nel futuro, umanoidi o meno, spinti da uno scopo o da un assurdo programma, minuscoli o enormi, malvagi o indifferenti i meccanismi capaci di moltiplicarsi rappresentano una delle grandi paure dell'umanità.

Risale al 1968 il romanzo Il sistema riproduttivo, interpretazione del tema da parte di John Sladek, un autore forse poco conosciuto in Italia ma decisamente originale.

L'avvento di Barbie ha travolto la gloriosa fabbrica di Grandison Wompler e suo figlio Louie, nessuno compra più le loro Bambole che Camminano, e il triste destino della chiusura incombe su di loro, quando Louie ha una delle sue (rarissime) buone idee: perché non chiedere soldi al governo, per ricerca dispendiose quanto inutili?

Nasce così la Wompler Ricerche, una vera fucina di progetti fallimentari e inutili, almeno sino al progetto 32, che sembra davvero promettente, una serie di macchine capaci di utilizzare metallo ed energia per replicarsi.

Nonostante l'aspetto un po' abborracciato degli automi, che assomigliano a cassettiere, macchine da scrivere o a semplici scatole di metallo, la loro efficienza è elevata, forse troppo elevata, dato che ben presto sfuggono al controllo e iniziano a isolafre intere zone del paese, ben presto la minaccia assume dimensioni preoccupanti.

Riusciranno i due eroi della storia, Cal e Aurora, a fermare il sistema riproduttivo scatenato dal progetto 32, oppure l'umanità è destinata a soccombere?

Raccontare la trama di Il sistema riproduttivo è probabilmente fuorviante, la civiltà umana minacciata dalle macchine è un leitmotiv visto e stravisto, ma difficilmente narrato con l'ironia che Sladek sparge a piene mani nel suo primo romanzo.

E' pur vero che la fantascienza satirica ha una solida tradizione, risalente se vogliamo a I viaggi di Gulliver, ma non ricordo molte opere che trattassero in modo parodistico una minaccia di estinzione, a parte l'irriverente racconto Com'è la vita notturna su Sissalda? di Harlan Ellison.

Purtroppo la quarta di copertina, perfida e ingannevole come tutte le quarte di copertina che si rispettino, non accenna minimamente al tono farsesco del romanzo, inducendo a pensare a una storia drammatica, chi si lasciasse attrarre pensando alla coraggiosa lotta dell'umanità contro le macchine potrebbe rimanerne deluso.

Non ci sono mai momenti di reale tensione, l'autore intreccia alla storia vera e propria intermezzi con riferimenti letterari e cinematografici e flashback sui protagonisti, rendendo impossibile l'immersione completa nella vicenda, e forse questo è proprio il limite maggiore del romanzo.

Del resto Sladek ha scritto storie ben più sconcertanti, come il racconto Rapporto sulla migrazione del materiale didattico, o lo sperimentale Alien territory, trentasei gruppi di cinque righe ciascuno, leggibile di seguito o passando dalla prima riga del primo gruppo alla prima riga del secondo, e via così.

Credo che ci si trovi di fronte a un romanzo che piacerà molto a qualcuno e sarà detestato da qualcun altro, sicuramente una testimonianza della New Wave meritevole di essere letta.

John Thomas Sladek è nato negli Stati Uniti nel 1937, ma dal 1966 sino alla metà degli anni '80 ha vissuto a Londra, diventando uno degli autori di punta della rivista New Worlds e quindi della "New Wave", la corrente letteraria che in quegli anni cercò di rinnovare la fantascienza.

Sladek è stato uno degli autori più eclettici della scuderia di Micheal Moorcock, vulcanico direttore di New World, il suo stile un po' folle e divertente a volte si tingeva di tinte drammatiche o melanconiche, sfociando anche nella parodia o nello sperimentalismo più assoluto.

Autore di opere di fantascienza, purtroppo non tutte conosciute in Italia, ma anche di gialli e saggi, tra cui possiamo ricordare The new Apocrypha (1973), sulle sette e sulla pseudoscienza, ha scritto una decina di romanzi e un nutrito numero di racconti.

John Sladek ci ha lasciato nel 2000.