Sulla scena fantascientifica da quasi quaranta anni Connie Willis non ha mai rinunciato al vizio di fare incetta di premi, anche Una voce dall'aldilà ha contribuito ad arricchire il già notevole palmarès della scrittrice statunitense, aggiudicandosi il premio Hugo 2006.
Scettico professionista Rob dirige una rivista che ha lo scopo di smascherare gli imbroglioni e gli approfittatori, il sottobosco di maghi, medium e sciamani che approfitta della credulità e della disperazione della gente.
Un eroe oscuro, con un alleato decisamente improbabile, Kildy è infatti una famosa e affascinante attrice, che ha deciso di diventare una cacciatrice di truffatori, quasi un sogno a occhi aperti per Rob.
Proprio Kildy trascina il direttore a un seminario di una medium, apparentemente niente di speciale, almeno sino a quando la voce del personaggio (ridicolo) veicolato dalla donna cambia di colpo, e inizia a insultare i presenti, deridendoli per la loro credulità.
Rob rimane stupito di quanto successo, e la sua meraviglia cresce quando si rende conto che la voce appartiene a Henry Louis Mencken, un giornalista campione di scetticismo morto da più di mezzo secolo; da buon incredulo Rob ritiene che Ariaura, questo il nome della medium, stia cercando di ingannarlo per qualche oscura ragione.
Ma gli avvenimenti seguenti iniziano a fargli cambiare idea, i suoi dubbi iniziano a svanire, ma sarà proprio di Mancken la voce che prende il sopravvento su Ariaura, o qualcuno sta davvero portando avanti un suo ingannevole piano?
La voce dall'aldilà non pretende certo di essere un capolavoro della letteratura, è una storia breve e brillante che ha come obiettivo il divertimento del lettore, e in questo ha centrato pienamente il bersaglio.
Il romanzo è scritto in modo pressoché perfetto, Connie Willis si diverte a seminare indizi e false piste, raccontando la storia in modo lineare ma lasciando aperte diverse possibilità, solo nelle pagine finali si scioglie il mistero su quando stia effettivamente accadendo.
Non credo che questo romanzo sarà ricordato come un capolavoro della fantascienza, non è molto differente da altre opere della Willis e non ha un grande spessore, tuttavia il congegno narrativo è talmente ben costruito che solo alla fine ci si rende conto che tutto è basato su un paradosso di difficile soluzione, e il divertimento per il lettore è assicurato.
E' un peccato che siano pochi gli italiani che conoscono Henry Louis Mencken, io non ero tra questi e mi sono dovuto documentare per capire chi diavolo fosse questo vero e proprio iconoclasta, e devo dire che ne è valsa la pena.
Scrittore e giornalista controverso, vissuto dal 1880 al 1956, Mancken fu un fustigatore di tutto quanto non rientrasse nel metodo scientifico, ridicolizzò creazionisti e maghi, difese i diritti delle donne, influenzando in modo profondo la cultura statunitense, come dimostra l'inizio di Ravelstein, di Saul Bellow o la raccolta della sua corrispondenza con John Fante (Sto sulla riva dell'acqua e sogno, Fazi editore, 2001).
Un personaggio affascinante, creatore di aforismi fulminanti, che mi ha fatto piacere conoscere, ottimo protagonista di un ottimo romanzo.
Nata nel 1945 in Colorado come Constance Elaine Trimmer, Connie Willis, si innamorò della fantascienza leggendo il romanzo di R. A. Heinlein Ho la tuta, viaggerò nello spazio (Have Space Suit, Will Travel, 1958).
Nel 1970 venne pubblicato sula rivista World of fantasy il suo primo racconto, The Secret of Santa Titicaca, da allora la sua carriera non ha più conosciuto soste, ha vinto un numero impressionante di premi, tra cui ben nove Hugo, sei Nebula, due World Fantasy e (poteva mancare?) un Campbell Award, riservato agli autori emergenti.
Nota per essere una buona oratrice ha dimostrato le sue capacità e il suo sangue freddo tenendo sotto controllo uno scatenato Harlan Ellison alla Worldcon ddel 2006.
Vive con il marito, il fisico Courtney Willis, e la figlia Cordelia, a Greeley, in Colorado
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