E’ della scrittrice Ken Bugul il romanzo recentemente pubblicato dalla Baldini Castoldi Dalai con il titolo La moneta d’oro (La Pièce d’or – 2006).
L’autrice è nata a Ndoucoumane nel Senegal nel 1947, Ken Bugul è uno pseudonimo che usa per firmare i suoi scritti e che in dialetto wolof vuol dire “nessuno mi vuole”.
Il suo vero nome è Marietou Mbaye Bileoma, dopo gli studi secondari ha frequentato per un anno l’Università di Dakar dove ottiene una borsa di studio che le permette di continuare gli studi in Belgio.
Dal 1986 al 1993 diventa un funzionario internazionale e lavora in varie città: Nairobi, Brazzaville, Lomè e si occupa anche di programmi di sviluppo e di pianificazione famigliari. Poi dal 1994 si dedica principalmente alla sua attività di scrittrice. Da qualche anno vive a Porto-Novo in Benin, dove dirige la Collection d'Afrique, un centro di promozione d'opere culturali, oggetti d'arte e d'artigianato. Ha scritto molti romanzi vincendo vari premi e alcuni sono stati tradotti in Italia.
Conosce il nostro paese che ama e ne apprezza molto la cucina, ma resta innamorata della sua Africa e scrive e gira il mondo per far conoscere la sua terra e i drammi del sottosviluppo.
La moneta d’oro è un romanzo tra la fantascienza e il fantastico e in questo contesto vuole essere anche una denuncia contro il malgoverno, la sopraffazione dei più deboli e l’estrema povertà di alcune popolazioni.
Dalla quarta di copertina: E se da una moneta d’oro dipendessero le sorti di un intero continente?
Siamo nel villaggio di Birlane, in Afrjca, negli anni Sessanta. Dopo l’iniziale euforia suscitata dall’indipendenza, la popolazione, ridotta in miseria dagli abusi dei padroni vecchi e nuovi, abbandona le proprie case per tentare la fortuna nella capitale Yankar. Anche Ba’Mosè, padre di Mosè, deve prepararsi al grande esodo. Ha con sé una moneta d’oro, appartenuta a un Condarong, creatura straordinaria giunta da un altro pianeta. Secondo un’antica credenza essa può conferire potere e ricchezza a chi la possiede, a patto di non venderla mai. Ma le aspettative dell’uomo incontreranno solo dolore e delusione. Le luci della grande città non sono che un miraggio. Sotto il cielo aperto, orde di mendicanti scivolano nell’inerzia rovistando ai piedi della Montagna Sacra, in realtà mostruoso cumulo di plastica e rifiuti. Fino a quando, perduta ogni traccia della moneta, spetterà a suo figlio Mosè ritrovarla. Finchè verrà custodita, ci sarà un filo di speranza... risuona come un monito mentre, lento e inesorabile, il brontolio che dalle viscere della terra non ha mai smesso di far sentire il proprio minaccioso fragore, rischierà di annientare l’umanità per sempre.
Coniugando sublime lirismo e spaccati di cruda realtà, Ken Bugul tesse l’allegoria di un Paese ignaro della propria ricchezza. Ogni capitolo porta il nome di un artista, poeta, politico, o pensatore contemporaneo. Denuncia il fallimento della democrazia in Africa, le turpitudini del potere, la corruzione della religione, ma soprattutto parla di un’Africa in cui uomini e donne continuano, nonostante tutto, a resistere, conservando vivo un messaggio di speranza e di pace.
La moneta d’oro di Ken Bugul (La Pièce d’or, 2006) Traduzione di Ombretta Marchetti, Baldini Castoldi Dalai editore, collana Romanzi e Racconti 434, pag. 333, euro 19,00.
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