Una marcia contro la guerra in Iraq divide l’opinione pubblica di New York: fra i due fuochi il sindaco Hundred (aka La Grande Macchina) tenta l’impresa impossibile di tutelare al contempo libertà di espressione e sicurezza.
Solitamente unire supereroi e vita reale mette a dura prova gli autori di fumetto dando vita a creature in scarso equilibrio fra il plausibile ed il meraviglioso, se si aggiunge alla mistura una buona parte di politica e per di più qualche scena d’azione ben riuscita cominciamo a navigare in acque molto pericolose.
Brian K. Vaughan (Y: the last man) sguazza dove gli altri affondano e si destreggia come un acrobata consumato fra le varie tematiche senza un minimo tremito, anzi, quando può rincara la dose ed aumenta la posta in gioco.
Ex Machina è il risultato: un vigilante in costume eletto sindaco di New York perché ha salvato l’ultima delle torri gemelle dal disastro dell’undici settembre. Come se ancora non bastasse in questo quarto volume italiano troviamo il protagonista alle prese con la guerra in Iraq e con gli incubi che l’argomento risveglia nell’immaginario americano. Quali sono le responsabilità di un sindaco: tutelare il diritto di espressione dei propri cittadini oppure tutelarne la sicurezza? Un interrogativo senza soluzione, soprattutto se la persona pubblica è anche un uomo che si preoccupa per chi gli sta intorno, per una città di cui condivide l'anima e che non vorrebbe mai veder coinvolta in una catena di odio cieco e senza fine scatenata da panico e paura. Un fumetto a tutto tondo quindi, senza le facili ed artificiose soluzioni classiche e senza comode vie d'uscita per il protagonista, questo episodio è qualcosa che ti prende allo stomaco dalle prime pagine e molla la presa solo alla fine lasciandoti senza fiato.
In appendice alla storia principale (tratta dai numeri 17-20 della serie regolare) un piccolo cameo che incrocia il destino di un vecchio avversario della Grande Macchina con gli interrogativi sulla pena di morte, poche pagine ma quasi altrettanto dense rispetto a quanto le precede.
Disegni all'altezza della narrazione con un Tony Harris in gran forma come al solito nel rendere visivamente le tavole del personaggio creato da lui e Vaughan. Il tratto morbido, realistico e definito nei minimi dettagli di Harris si sposa con la capacità di questo artista nel delineare in modo perfetto l'espressività dei personaggi. Un segno che viene ancor più valorizzato dalle sfumature della particolarissima colorazione curata da JD Mettler (Spiderman e Jsa) e dalle chine di Tom Feister (Green Lantern). Chris Sprouse (Tom Strong), seppur un ottimo disegnatore, tenta nella seconda parte di tenere il passo con Harris senza però riuscire nell'impresa.
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