Si scopre presto, comunque, che la guerra contro gli pseudo-Aracnidi così come la carriera di Rico nella fanteria mobile e le descrizioni della vita militare che hanno fatto la fortuna del romanzo non siano altro che pretesti o meglio veicoli per mettere in luce il dibattito filosofico che Heinlein vuol promuovere attraverso le osservazioni di Dubois e lo spaccato della Federazione Terrestre che offre nell’arco della storia. L’uguaglianza tra i sessi, uno dei temi ricorrenti nella produzione heinleiniana, è garantita nella società federale dove uomini e donne indiscriminatamente possono prestare servizio militare (anche se le donne preferiscono la Marina piuttosto che la fanteria); la rigidità delle regole militari, visibile soprattutto nella parte in cui un commilitone di Rico viene sottoposto a un processo lampo davanti a una corte marziale per aver disubbidito a un ufficiale, è considerata l’unica possibile in situazioni di crisi che richiedono scelte rapide e coraggiose; i processi democratici, imprescindibili, vanno mitigati con un accesso limitato al potere decisionale, concesso solo ai migliori che hanno prestato il servizio federale. E questa meritocrazia è così forte che nel campo di addestramento di Rico solo meno del dieci per cento dei volontari riesce a proseguire la carriera senza tirarsi indietro. Ma, va sottolineato, Heinlein difende il valore della volontà: in un discorso su Fanteria dello Spazio egli fu esplicito nel ritenere il servizio di leva come la schiavitù dei sistemi politici moderni, confidando che in futuro solo i volontari venissero usati nei conflitti. Il sistema adottato nel romanzo fa proprio questo. Viceversa, il brutale “comunismo” evoluzionista dei ragni li vede combattere con uno spirito di gruppo, dove l’individualità non ha alcun valore e la forza sta tutta nella schiacciante superiorità numerica. L’impero aracnide è “l’ultima espressione della dittatura”, come la definisce Rico nel romanzo, un impero gerarchico fatto di caste chiuse dalla nascita – come per le termiti e le formiche. Così, che si voglia o meno fare il semplicistico confronto tra i ragni e i sovietici definendo il romanzo come un pamphlet anti-comunista, la storia è costruita in modo tale che il lettore, alla fine, non può che spezzare una lancia a favore del modello federale che Heinlein presenta: nell’ideologia liberista dell’autore, la Federazione Terrestre è ciò che gli Stati Uniti d’America dovranno essere nel lontano futuro, una volta sconfitta – come si legge nel romanzo – l’ultima forza dittatoriale del mondo, quella cinese. Dopo di ciò, il confronto tra ideologie e civiltà non finirà affatto ma si perpetuerà con eterni conflitti contro le altre razze dell’universo, nel continuo tentativo di difendere i valori umani nell’universo. Che questa sia la soluzione ideale, come Heinlein prospetta, è un dubbio sul quale il lettore può cominciare a riflettere solo dopo la conclusione del romanzo.
Leggendo oggi Fanteria dello Spazio si comprende meglio la sua importanza nella storia della fantascienza, legata soprattutto al fondamentale contributo alla nascita di un sottogenere di successo, quello della “space opera militare”. In realtà il genere della space opera aveva già in nuce, dalla sua nascita, una forte valenza "militare", nel senso che puntando sull’avventura spaziale, sulle guerre interplanetarie e sugli intrighi galattici propendeva inevitabilmente verso scene di battaglie nello spazio e scontri a fuoco tra astronavi. Tuttavia è solo dopo il successo del romanzo di Heinlein che si comincia a fare dell’aspetto militare della space opera la base per un romanzo. Al di là di tantissimi prodotti mediocri, alcune delle più notevoli opere della fantascienza post-Heinlein appartengono a questo genere: Guerra eterna di Joe Haldeman, del 1974, chiaramente antitetico a Fanteria dello Spazio per il suo messaggio violentemente pacifista; Il gioco di Ender di Orson Scott Card del 1985, capostipite di un fortunato ciclo di romanzi che recupera di Heinlein il concetto del percorso di formazione affrontato dal protagonista; La guerra contro gli Chtorr, di David Gerrold, un ciclo (appena pubblicato in maxivolume unico dalla Mondadori) scritto nell’arco di un decennio tra il 1983 e il 1993 – e ancora lontano dal concludersi – che vede l’umanità alle prese con un’insidiosa razza di vermi giganti insieme a tutto il loro ecosistema trapiantato sulla Terra invasa e conquistata.
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