Mesi fa si venne a creare un particolare caso di caccia alle streghe da parte del Governo in meriito ai videogiochi con contenuti ritenuti violenti. Oltre al classico GTA di turno, vi fu un certo Rule of Roses, action per Playstation 2 il quale ne guadagnò solo in pubblicità avendo ricevuto voti non certo lusinghieri dalla stampa specializzata di mezzo mondo, mantre per Manhunt 2 fu addirittura vietata la messa in vendita.
Il risultato fu un Progetto di legge a tutela dei minori (datato 6 agosto 2007), attualmente all’esame presso la Commissione Cultura della Camera, che prevede la creazione di un comitato (di ben 27 componenti) finalizzato a classificare film e videogiochi.
Se per i film (in particolare nella versione DVD) si potrebbe forse comprendere la necessità di una migliore classificazione in base a determinate categorie (come avviene ad esempio in Inghilterra), non si capisce il perchè di un ulteriore sistema ad hoc per i giochi virtuali, visto che qualsiasi titolo commercializzato in Europa è già classificato dalla PEGI (Pan European Game Information) con bollini (relativi a età consigliata e contenuto) stampati a caratteri cubitali sulla confezione.
Dal testo del Progetto di legge:
"L’esperienza degli ultimi mesi ha però insegnato che l’autoregolamentazione [cioè il sistema PEGI ndr], pur essendo la strada più corretta per la responsabilizzazione di tutti i soggetti interessati, da sola non è sufficiente. In casi particolarmente gravi è necessario potersi avvalere di una norma prescrittiva a cui, in caso di violazioni, devono corrispondere adeguate sanzioni."
"L'esperienza degli ultimi mesi" non si capisce quale sia e quali danni abbia provocato, visto che la classificazione PEGI è ben impressa anche sui titoli violenti citati sopra. Semmai i sono i genitori che non fanno caso a ciò a cui i figli giocano pur di tenerli buoni e cheti (salvo poi lamentarsi), ma a parte questo, quale soluzione è proposta per una maggiore sicurezza?
"Sistema di classificazione dei videogiochi Articolo 7 comma 6
I distributori e i rivenditori commerciali devono adottare le necessarie misure
affinchè i minori non acquistino o noleggino il supporto, in violazione delle prescrizioni di cui alla presente legge [quando classificato non adatto dalla PEGI ndr]."
Ma un po' prima si legge:
"Sistema di classificazione dei videogiochi Articolo 7 comma 5
Il Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione media e minori [quello di 27 membri ndr], d’ufficio o su segnalazione, procede, entro dieci giorni dal deposito, a effettuare accertamenti sulla corrispondenza della classificazione al sistema di cui al comma 1 [cioè il PEGI ndr] e, ove riscontri difformità rispetto a tale sistema, previa eventuale audizione dei soggetti di cui al comma 3, propone all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni di richiedere all’organismo europeo a ciò preposto la riclassificazione del prodotto. [...]"
Cioè il Comitato prende il gioco già classificato dalla PEGI e pronto al commercio, e decide se la classificazione fatta dalla PEGI è conforme alle regole della PEGI. Se decide di no, chiede all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni di chiedere alla PEGI di riclassificare il titolo.
Su questo punto la redazione di Multiplayer.it muove delle obiezioni:
1. il crearsi di una discriminazione dei videogiocatori italiani da quelli europei, allungando inutilmente i tempi nei quali gli italiani potranno giocare con i videogiochi
2. ciò potrebbe comunque mettere a repentaglio la stessa tutela dei minori perchè la procedura alimenterebbe la pirateria, specie su Internet, e spingerebbe lo sviluppo delle importazione parallele – perfettamente legali – da altri paesi europei dove non vige il sistema del doppio controllo
3. non è detto che il Comitato abbia la conoscenza del mezzo e le competenze tecnologiche necessarie a valutare i videogiochi
Chiunque volesse può quindi firmare la petizione "Contro la creazione di un Comitato per la controfirma della classificazione del videogioco, già assolta dalla PEGI" al sito www.multiplayer.it/petizione/text.php
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