Pornografia e voyeurismo sono due categorie intimamente connesse. Ci sono forme di voyeurismo che possono forse prescindere dalla pornografia (il voyeurismo sportivo, ad esempio), ma non esistono forme di pornografia che non si rivolgano alla fruizione voyeuristica. Essenzialmente, ciò che in un oggetto lo rende pornografico è la evidente finalità intrinseca di suscitare bassi istinti in coloro ai quali tale oggetto è destinato. A questo punto dobbiamo chiederci: di quali bassi istinti intendiamo parlare? Fate un po' voi. Molti individui tendono ad associare il concetto di pornografico ai soli bassi istinti genitali. Mi sembra una concezione imprecisa e limitativa, anche perché il termine pornografia cambia continuamente il proprio significato a seconda dei tempi e dei luoghi. A me pare ragionevole definire come pornografia qualsiasi rappresentazione specificamente atta a suscitare in chi ne fruisce una ristretta gamma di istinti primordiali. Se la gamma di istinti suscitati non è ristretta, probabilmente non è più pornografia, ma arte. Tipico della pornografia, di qualsiasi tipo, è che risulta mortalmente noiosa a chiunque non sia sensibile a quella particolare gamma di richiami ai propri bassi istinti. Così, la classica pornografia genitale tanto visionata dagli uomini risulta generalmente noiosissima per le donne, così come l'ancor più diffusa pornografia sentimentale delle telenovela, soap-opera e compagnia bella tanto visionata dalle donne è generalmente insopportabilmente noiosa per il 99% degli uomini. Entrambi questi tipi di pornografia hanno un target perfettamente definito al quale intendono suscitare quei bassi istinti che permettono di vendere il prodotto, ed al di fuori del target è solo la noia a farla da padrona. Anche nella sua accezione classica - quella che fa riferimento al sesso - la pornografia è o non è considerata tale a seconda dell'epoca e del luogo. In passato, c'è stato un tempo nel quale mostrare in televisione un paio di gambe femminili era già considerato osceno. La prima apparizione di una tetta in tivù ha chiaramente avuto un significato pornografico. Immagino che nell'Afganistan odierno, quello dei Taliban, già la mera assenza del velo sul viso di una donna possa assumere significati pornografici. Il 90% dei nostri spettacoli televisivi di varietà esibisce ormai come sfondo imprescindibile una riga di fanciulle sexy vestite di pochi centimetri quadri di pseudo-bikini o tanga anche d'inverno. Si tratta di pornografia? La risposta è... sì e no. L'intenzione, quella di suscitare i bassi istinti genitali nella porzione maschile del pubblico televisivo per tenerlo ancorato al video, è indubbiamente pornografica. L'effetto, tuttavia, è intensamente pornografico solo in una fase iniziale, quando si è appena superata una soglia di trasgressione. Il primo topless in tivù deve avere eccitato parecchio il pubblico, così come il primo tanga, il primo nudo integrale e così via. Il fatto è che rapidamente subentra in chi guarda una certa tolleranza, probabilmente anche assuefazione, così che l'aspetto pornografico dello spettacolo diventa nel tempo sempre meno visibile, quindi sempre più normale, quindi virtualmente sempre meno pornografico. In pratica, nonostante tutte le buone (o cattive...) intenzioni, i bassi istinti della gente non si lasciano più stimolare con la stessa facilità, e per ottenere gli stessi effetti bisogna rincarare la dose. Già da più di dieci anni io vado profetizzando (non è che ci voglia molto...) l'avvento prossimo venturo dell'era della pornografia totale nella nostra società, l'epoca nella quale tutti i limiti saranno stati superati ed il sesso completamente esplicito in tivù - nei varietà, in pubblicità ed ovunque - sarà una cosa di tutti i giorni. Recentemente, mi è capitato di vedere in una trasmissione di una delle maggiori reti pubbliche tedesche un documentario di educazione al sesso sicuro (in funzione anti AIDS) nel quale - con il pretesto della finalità educativa - è stato mostrato anche un bel po' di sesso esplicito. Chiaramente, la finalità nascosta del programma era pruriginosa assai più che educativa, si è insomma usato il paravento della prevenzione anti AIDS per smerciare un po' di buona pornografia che avrebbe ancorato a quella trasmissione anche tutta quella parte del pubblico che della prevenzione anti AIDS non gliene poteva importare di meno. Un'altra trasmissione, incentrata sul problema della carenza di controlli anti AIDS nel mondo dei film a luce rossa, è più che altro servita da pretesto per mostrare un bel po' di scene di sesso esplicito dal set di un film porno, con appena un accenno di mascheratura dei genitali in azione. Sono tutti altri passi verso l'era della pornografia totale. Se tuttavia la prima volta che si vede qualcosa del genere un po' di effetto lo fa, ci vuole poco prima che l'abitudine renda tutto normale. E l'escalation non può andare avanti per sempre. Quando si arriverà a mostrare incessantemente tutto quanto possa venire mostrato, tutto sarà intrinsecamente pornografico, quindi nulla più lo sarà perché nulla farà più l'effetto che alla pornografia si richiede. E' un fenomeno che già in parte avviene tra i regolari consumatori di videocassette porno e tivù satellitare a luce rossa. Il sesso esplicito diviene talmente ordinario che perde la scabrosità originaria, i fans delle pornostar fanno senza alcuna vergogna la fila alle sempre più frequenti fiere dell'hard per un autografo della loro preferita, e tra di essi discutono in merito ai propri film preferiti e ad i nuovi record anali con la stessa innocenza con cui un tempo si discuteva di John Wayne e delle sue pistolettate. Non manca molto prima che il fronte del porno infranga anche l'ultima barriera e che la nostra società se lo ritrovi anche sui canali televisivi pubblici programmato in prima serata... o in seconda al massimo. A questo punto, subentrata in tutti assuefazione e tolleranza al sesso esplicito che più esplicito non si può, in quale modo potrà l'escalation proseguire? Sarà l'era della pornografia totale intrinsecamente anche la fine della pornografia in quanto tale?
Il futuro di pornografia e voyeurismo
Secondo Robert Sheckley, per troppo tempo ormai Roberto Quaglia non è stato famoso. Secondo Ugo Malaguti, è un genio. Roberto Quaglia, ovvero il rappresentante della fantascienza del nostro Paese più famoso all'estero e più sconosciuto in Italia, continua a fare tante domande e a rifiutare tutte le risposte.
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Rubrica Pensiero stocastico
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