Nella fantascienza compaiono spesso televisori o comunicatori 3D, tridimensionali. In genere vengono immaginati come apparecchiature in grado di proiettare un'immagine nello spazio, che spesso nei film appare imperfetta tanto da chiedersi che se ne fanno del 3D se poi l'immagine è così pessima. D'altra parte se fosse un'immagine perfetta lo spettatore nion capirebbe che si tratta di una proiezione.
Il punto che è sempre sfuggito a chi ha immaginato queste apparecchiature è che la tridimensionalità non sta tanto nell'oggetto visto, quando nella testa di chi lo guarda. Soprattutto nel movimento della testa di chi guarda. Noi infatti siamo in grado di distinguere un'immagine piatta, fissa, da una tridimensionale solo nel momento in cui muoviamo la testa per osservarla da un'altra angolazione.
Johnny Chung Lee è uno studente della Carnegie Mellon University. A Johnny ha compreso bene questo punto, e ha realizzato un dispositivo che permette la visione tridimensionale su una normalissima televisione a schermo piatto. Il principio è molto semplice: tramite un sistema di sensori un programma monitorizza la posizione della testa - quindi del punto di vista - dell'osservatore e ridisegna l'immagine sullo schermo in conseguenza.
Il trucco ovviamente funziona benissimo con immagini generate al computer. L'utente può avere la sensazione di vederle addirittura fuori dallo schermo, e persino di muoversi superando gli oggetti, anche se, chiaramente, voltandosi non sarà più in grado di vederli.
Anche con immagini fotografiche comunque l'effetto è impressionante: lo schermo diventa una sorta di finestra, spostandosi ai lati della quale è possibile vedere porzioni più vaste di panorama, così come avvicinandosi e allontanandosi la prospettiva cambia e l'orizzonte si allarga o restringe.
Che apparecchiature fantascientifiche ha qusato questo genio universitario? Tecnologia altamente sofisticata? In un certo senso sì, ma alla portata di tutti. In sostanza ha smontato una consolle Wii, che dispone di un sensore usato per leggere la posizione del controller (e permettere agli utenti di giocare a tennis facendo finta che il controller sia una racchetta). Lee ha rimontato le componenti, le ha collegate al pc e ha scritto il software necessario.
Come ricompensa non si aspetta di vincere il premio Nobel o di brevettare la sua idea diventando ricco: sarebbe già contento se la Nintendo la sfruttasse per fare dei giochi più belli.
Guardate il filmato, ne vale la pena.
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