Io sono Leggenda è un capolavoro mancato.
Per quattro quinti della sua durata, Io sono Leggenda è uno dei più grandi film della storia del cinema di fantascienza e non solo.
Le sequenze in una New York desolata comunicano allo spettatore in maniera fedelissima al romanzo, il senso di solitudine e disperazione del protagonista interpretato da uno straordinario Will Smith.
Per più di un'ora il pubblico è terrorizzato non soltanto dalle violente schiere di Zombies che provano ad uccidere l'ultimo uomo sulla terra, ma - soprattutto - dal silenzio e dal vuoto che pervade la New York del 2012 quando c'è il sole.
Per quattro quinti della sua durata Io sono Leggenda è un film straordinario che celebra il talento di Richard Matheson come forgiatore di una delle più grandi metafore letterarie della nostra esistenza.
Le passeggiate del Dottor Robert Neville insieme al suo cane Sam, hanno qualcosa di commovente e al tempo stesso esilarante. Un miscuglio agrodolce che va dritto al cuore mettendo in moto la mente e aprendo gli occhi nei confronti di un mondo destinato all'implosione finale.
Poi, però, il film inizia a distaccarsi dal libro e - soprattutto - comincia a prendere un tono differente anche rispetto al resto della pellicola. Gli ultimi dieci minuti di Io sono Leggenda, costituiscono uno dei più gravi atti d'accusa nei confronti del sistema produttivo hollywoodiano che in nome di non si sa bene cosa, 'disintegra' letteralmente un capolavoro, lasciando spazio a qualcosa di poco comprensibile.
A differenza da The Invasion di qualche mese fa, la produzione aveva sin da subito centrato il risultato di mettere in piedi un film strepitoso. Poi, però, per colpa delle sneak previews o per qualsiasi altro motivo, questa pellicola con un grandissimo Will Smith scivola nella banalità più assoluta non rispettando il senso del libro, ma - peggio ancora - umiliando anche il valore finale del film.
E dire che fino a quando entra in scena un personaggio femminile, in molti momenti lascrime e adrenalina si erano alternate in maniera tanto repentina quanto violenta per una pellicola sorprendente e - soprattutto - intensa e originale.
Io sono Leggenda si apre già durante il passaggio iniziale dello scudo della Warner Bros con voci di sottofondo: nel 2009 quando una scienziata inglese interpretata da Emma Thompson annuncia di avere trovato una cura virale per il cancro, basata sul principio del morbillo.
Tre anni più tardi, Robert Neville è misteriosamente diventato l'ultimo uomo sul pianeta, circondato da milioni di vampiri: esseri umani trasformati in mostri da un effetto collaterale imprevisto di una cura che ha messo la parola fine alla storia dell'umanità. In una New York deserta e silenziosa, Neville conduce una vita fatta di ricordi insieme al suo adorabile cane lupo Samantha, chiamata 'Sam' che vediamo piccolissima in braccio a sua figlia quando, prima che finisse tutto, si salutano per l'ultima volta. Robert è uno scienziato alla ricerca di una cura che possa cambiare le cose e trasformare i vampiri, di nuovo, in esseri umani. Nel frattempo gioca a golf su una portaerei, va a caccia di cervi a Time Square, mentre se li deve contendere con una famiglia di leoni, pesca nei saloni del Metropolitan Museum, pranza a casa sua dove - alle pareti - ha appeso alcuni tra i principali capolavori di Van Gogh e di altri pittori famosi. Robert registra minuziosamente ogni passaggio della sua ricerca che lo porta, di tanto in tanto, a catturare dei vampiri su cui procedere con i suoi esperimenti. Un giorno, però, si accorge che qualcosa è cambiato e che quegli esseri che ritiene depauperati di ogni residuo di umanità, hanno sviluppato una forma diversa di coscienza. Mentre nella sua silenziosa e addolorata quotidianità è accompagnato dal suo cane e dalle note ottimistiche di Bob Marley che canta "Every little thing will be alright", Neville diventa progressivamente consapevole di un segreto agghiacciante: essere, ormai, una leggenda.
Poi, però, il film diventa altro.
Qualcosa di cui non accenneremo in questa recensione per il rispetto del lettore, ma anche per un briciolo di orgoglio nel non volere parlare di qualcosa di cui, francamente, non vale la pena.
Se questo film fosse terminato così come era iniziato questa recensione avrebbe cinque stelline a anziché tre, media ponderata e generosa dei quattro quinti di un film strepitoso, costretti ad un risultato pessimo per un quinto finale in cui tutte le più grandi banalità del cinema americano inteso in senso deteriore si scatenano contro lo spettatore.
Detto questo noi rivedremo più volte Io sono Leggenda. Sapendo bene sia quando uscire dalla sala per immaginarci il nostro finale nello stile del resto della pellicola, sia quando stoppare il Dvd. In attesa, ovviamente, che un eventuale, ma poco probabile Director's Cut del domani ci porti a vedere questo film con l'unico finale possibile: quello scritto da Matheson che renderebbe onore non solo al libro, ma anche al film stesso.
Io sono Leggenda è un capolavoro mancato. Uno di quelli cui fa male ripensare, perché dispiace vedere finire così una pellicola altrimenti memorabile.
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