La notorietà di Ron Hubbard è legata alla creazione della Dianetica, pseudoscienza sfociata nella setta religiosa Scientology, da lui fondata e che ha conosciuto negli anni una vasta diffusione e altrettanto vaste polemiche.
Tuttavia il nostro è stato anche un ottimo scrittore di fantascienza, perlomeno prima di decidere di diventare ricco, uno dei suoi migliori romanzi è Ritorno al domani, basato su una bizzarra conseguenza, all'epoca ancora non verificata sperimentalmente, della teoria della relatività generale.
Alan Corday, giovane ingegnere di classe decima, elité tecnologica di un lontano futuro, è alla ricerca di un passaggio per Marte, dove i pionieri stanno faticosamente colonizzando un mondo ostile.
Due anni ben di lavoro ben pagato potrebbero risollevarlo dalla miseria in cui la bancarotta del padre lo ha fatto precipitare, due anni e poi il ritorno alla Terra e all'amata Chica, che lo avrebbe atteso fiduciosa.
Sfortunatamente il destino, sotto forma di una ciurma di disperati, è in agguato, e Alan si ritrova sì su un'astronave, ma diretta ben oltre il pianeta rosso, sino a Alpha Centauri, distante anni luce dal sole.
Arruolato a forza il giovane ingegnere si ritrova obbligato a intraprendere il "lungo viaggio", la nave, Il levriero del cielo secondo il registro di bordo ma Pulce ammaestrata per la ciurma, percorre le rotte astrali a velocità prossime a quelle della luce, e gli effetti relativistici trasformano un viaggio di poche settimane, secondo il punto di vista dell'equipaggio, in un'assenza dalla Terra di cinquanta e più anni.
E' facile comprendere lo sgomento del giovane, conscio del fatto che al ritorno Chica sarà una vecchia, e le sue cognizioni scientifiche inesorabilmente obsolete, e anche il suo desiderio di interrompere il viaggio e tornare al sistema solare al più presto.
E così, non appena una donna apparentemente molto influente chiamata Regina gli propone di unirsi a un ammutinamento Alan, disperato, accetta, con la speranza di riuscire a evitare il destino di paria dello spazio.
Ma non tutto, a bordo, è quello che sembra, e il destino per il giovane riserva molte sorprese, negative e positive, sino alla scoperta del vero ruolo che hanno gli astronauti del lungo viaggio.
Devo dire che Ritorno al domani non è il romanzo di Hubbard che preferisco, Il tenente (conosciuto anche come L'ultimo vessillo) come pure Le quattro ore di Satana sono a mio parere superiori, ma l'opera resta comunque uno splendido esempio della fantascienza come la immaginava John W. Campbell jr., granitico direttore di Astounding Science-Fiction.
Il romanzo di Hubbard è infatti basato su una teoria scientifica che viene sviluppata in una storia che resta tuttora attuale, nonostante i cinquanta e passa anni trascorsi dalla prima pubblicazione.
Questo perché la teoria della relatività ristretta, enunciata da Albert Einstein nel 1905, non è ancora stata smentita (anzi...), la velocità della luce è ancora un limite invalicabile, gli effetti relativistici di cui parla il romanzo iniziano a farsi sentire mentre ci si avvicina a tale limite, in particolare il tempo per chi è a bordo di un mezzo che si muove in modo estremamente veloce è differente da quello di chi è fermo, per cui un giorno ad alta velocità può corrispondere a una settimana, un mese o anche a un anno per l'osservatore immobile.
Il fenomeno, se da un lato renderebbe i viaggi interstellari possibili, per esempio si potrebbero superare i cinque anni luce che ci separano da Alpha Centauri in poche settimane, dall'altro creerebbe una casta di veri e propri spostati, gli astronauti del lungo viaggio, condannati a veder passare la storia a un ritmo accelerato.
Alcuni passi del romanzo dimostrano che Hubbard non aveva capito pienamente la teoria di Einstein, la velocità della luce viene considerata più come un limite di velocità, passato il quale si esplode, più che una vera e propria barriera invalicabile, mentre i problemi che si incontrano a far accelerare o decelerare un corpo a velocità relativistiche vengono bellemente ignorati, ma queste ingenuità non sono che piccoli nei, ben più grave la scarsa profondità dei personaggi, poco più che figure di contorno al protagonista.
Il secondo tema di fondo del romanzo, anch'esso caro a Campbell (tanto che Asimov ideò una galassia priva di razze aliene, con una sola, insignificante, eccezione, proprio per evitare contrasti con le idee del direttore di Astounding), è il diritto della razza umana a dominare l'universo, spazzando via le razze aliene, mostri senz'anima che ostacolano inutilmente il trionfo dell'uomo.
Il punto d'arrivo del percorso di Alan Corday non lo porta a una maggiore consapevolezza o umanità, anzi lo trasforma in un essere privo di anima, davvero un paria dell'umanità.
Nato nel 1911 a Tilden, nel Nebraska, Ron Hubbard è una delle figure più controverse della fantascienza, ma non solo di quella.
Scrittore di successo negli anni '30 e '40 divenne celebre creando una pseudoscienza, la dianetica, che ben presto trasformò in una setta religiosa, scientology, che ebbe rapida diffusione in tutto il mondo.
E' ritornato alla fantascienza negli anni '80 con il lungo ciclo di Battaglia perla Terra, ma senza nemmeno avvicinarsi ai risultati ottenuti all'inizio del a carriera.
Hubbard ci ha lasciato nel 1986.
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