Dopo The Matrix risulta molto difficile potere affrontare i piani di sviluppo narrativo offerti dalla realtà virtuale con un sufficiente distacco. Il film dei fratelli Wachovski ha, infatti, influenzato a tal punto il nostro immaginario collettivo, da farci apparire qualsiasi riflessione sul cinema legato al mondo multimediale come un necessario termine di paragone per l'avventura spirituale di natura mistico tecnologica affrontata dal Neo alias Keanu Reeves. Un po' perché il background filosofico del film con Lawrence Fishburne è solidamente e insolitamente ancorato al pensiero occidentale e alla cinematografia fantascientifica, un po' per la grande originalità della fusione di effetti speciali e narrazione ad alto livello adrenalinico Matrix è nel Bene o nel Male un film da cui è imprescindibile fare i conti quando si ha a che fare con mondi virtuali. Riprova ne è che dopo il successo nelle sale (uno dei venticinque film che hanno più incassato nella storia del cinema) il DVD del film è in assoluto quello che ha venduto di più. Questo lungo preambolo per giustificare il fatto che anche un regista straordinario come David Cronenberg deve sottostare all'inevitabile per quanto sconsigliabile paragone con la pellicola dei Wachovski Bros. Purtroppo, però, eXistenZ non solo non regge il confronto, ma ispira di per sé anche una serie di notevoli dubbi di carattere narrativo nello spettatore. Pellicola interamente costruita su un andamento ellittico, con tanto di finale ad effetto, eXistenZ prende il nome da un videogioco della nuova generazione dove un gruppo di giocatori si trova a essere collegato a una rete neurale. Una simulazione virtuale interattiva che permette a un numero elevato di persone di giocare insieme interagendo. La sfortuna vuole che un gruppo realista (cioé una fazione estremista, sostenitrice della realtà contro i giochi dell'ultima generazione) miri a uccidere la sua ideatrice interpretata da una svaccata Jennifer Jason Leigh. Questa rimasta chiusa al di fuori del suo stesso gioco da un gruppo di terroristi, vuole rientrarci grazie all'aiuto di un'improvvisata guardia del corpo che ha il volto e la classe del grande Jude Law (Gattaca, Wilde). Ovviamente e piange il cuore dirlo la realtà non è quella che sembraŠ
Ed è proprio questo il problema che mina il risultato del film: nonostante un grande humour, un'inconsueta quanto riuscita ambientazione rurale lontana dalla tecnologia non basta a rendere eXistenZ un film originale. A dispetto della contemporanea ispirazione a quella dei Fratelli Wachovski (il film arriva, infatti, con grande ritardo in Italia) l'angolazione presa dal regista canadese è quella di una pellicola che pure ispirata visivamente alla straordinaria fantascienza di François Truffaut (Fahrenheit 451) e alla grande letteratura SFX si perde in un andamento e in un finale sfilacciato e prevedibile. EXistenZ è, infatti, una pellicola fredda che non decolla mai ed è incapace di offrire quell'alzata di scudi necessaria per sfuggire all'assai troppo facile gioco di scatole cinesi che si offre dinanzi a qualsiasi autore si occupi di realtà virtuale. Il problema è che l'immaginario di Cronenberg seppure denso di colpi di scena e di scambi di ruoli fa parte comunque di un universo virtuale senza troppe spiegazioni e calibrato su un'eccessiva dose di dogmatismo. Un film non banale quindi e pieno di spunti intriganti. Soltanto che quando un genio affronta una materia magmatica e ricca di possibilità come il mondo del multimediale, ci aspetteremmo qualcosa di più di schifose playstation di carne, costruite con i corpi di anfibi mutanti. Il disgusto polposo e 'pappettoso' tipico dei film di Cronenberg in questo caso non fa altro che tentare di distrarre lo spettatore da una trama eccessivamente letteraria, non supportata però dall'inventiva propria dei grandi geni del cinema fantastico e non arricchita da una lungimiranza di fondo che può solo portare a grandi risultati. Senza dialoghi ispirati, senza una trama che si stacchi dal gioco di specchi di reale e virtuale, eXistenZ sembra essere solo un mero esercizio di stile. Curatissimo, convincente e riuscito in molti punti. Ma anche irrimediabilmente scontato con un andamento finale che appartiene a molte altre storie e a tanti altri film.
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