Inutile crearsi problemi, la trama dell’ultimo episodio di Captain America uscito in italiano (a inizio novembre in Thor n. 104, pubblicato dalla Panini Comics anche in una versione accresciuta con un interessantissimo materiale di contorno) è nota a tutti. Il numero 25 della quinta serie americana, datato marzo 2007, era stato occasione di reazioni di stampa quasi inaudite, paragonabili forse solo all’altra famosa morte di un supereroe, quella di Superman all’inizio degli anni 90. In Italia, l’evento colpì perfino un quotidiano come Repubblica, che vi dedicò un articolo tuttora segnalato nella pagina italiana di Wikipedia su Capitan America.
A raccontare la storia, un duo dal background complementare ma unito dalla comune passione per le atmosfere cupe. Alla sceneggiatura, Ed Brubaker, proveniente dal mondo indipendente e solo negli ultimi anni collaboratore delle major, prima la DC con apprezzate esplorazioni dell’universo di Batman e con una lunga serie di The Authority della sussidiaria Wildstorm, poi la Marvel con un lavoro che lo porta a porre la firma su tre serie prestigiose: The Uncanny X-Men, Daredevil e Captain America: le ultime due (insieme alla serie “nera” Criminal, uscita col marchio Icon Comics) gli guadagnano lo Eisner Award: ennesimo segno che supereroi e qualità artistica non sono incompatibili.
Ai disegni, Steve Epting, che invece ha svolto gran parte della sua carriera nella Marvel a partire dagli anni 90, in una lunghissima, memorabile serie dei Vendicatori (classica e durissima allo stesso tempo) e poi su varie testate “mutanti” e altrove.
L’episodio Death of the Dream, la morte del sogno, è quello conclusivo della Civil War, saga che ha attraversato per quasi due anni le storie di gran parte dei personaggi Marvel. Sul bilancio di una strategia editoriale che ha nell’ultimo decennio ha imposto più o meno regolarmente un crossover all’anno, lasciamo il giudizio ad altri. Su Civil War in particolare, ci limitiamo a dire che i risultati qualitativi sono stati diversi di serie in serie, in proporzione all’abilità e alla scelta di inserire ciascun personaggio nella struttura generale senza snaturarlo. E che Capitan America, nella sua serie e nelle altre, ha ricevuto un trattamento di prim’ordine.
Guerra civile
La guerra civile dei supereroi, come sappiamo, ha toccato un tasto scottante, il più scottante possibile. La strage nel Connecticut che dà inizio alla campagna che conduce alla Registrazione ufficiale dei Supereroi è uno dei tanti modi in cui la cultura americana ha reagito all’11 settembre 2001. Come il Patriot Act e lo Homeland Security Act nel mondo reale, il Superhuman Registration Act divide il mondo in cui si muovono gli eroi Marvel. E più che mai, la loro America è un paese diviso. Nella scelta tematica, più che mai, le teste pensanti della Marvel dimostrano di avere coraggio.
E il coraggio sta soprattutto nell’impostare il conflitto in termini molto diretti. La lesione dei diritti (super)umani è un prezzo accettabile da pagare nel nome della sicurezza nazionale?
La risposta di Capitan America, nel nome dell’America, è la disobbedienza, e la creazione di un gruppo di renitenti alla Registrazione. Fra gli archi narrativi di Captain America legati a Civil War, l’ultimo, intitolato The Drums of War, tamburi di guerra, prepara lo scioglimento finale. Mentre Cap partecipa alla resistenza contro la legge (insieme ad alleati talvolta improbabili come il Punitore), mentre sullo sfondo si intravede il proseguire delle trame del Teschio Rosso e del Dr. Faustus, da lungo tempo intenti a rinfocolare ogni conflitto per i loro fini.
Ma è lo stesso Capitano a porre fine alla nuova Guerra Civile americana, sconvolto dai crescenti (come si direbbe nel mondo reale) danni collaterali a civili innocenti. Ne seguiamo la cattura, lo svestimento pubblico della maschera, e mentre viene portato in tribunale, il colpo di fucile da parte del sicario Crossbones, pagato dal Teschio Rosso. Nella prima metà di Death of the Dream, non c’è molta azione, solo una intensa preparazione del climax: il colpo di fucile, la cattura del killer da parte di due delle più celebri spalle di Steve Rogers/Capitan America, Falcon e il redivivo Bucky Barnes (da poco agente dell’ambigua organizzazione controspionistica SHIELD), l’ultimo respiro in ambulanza, davanti all’amata Sharon Carter, e la dichiarazione ufficiale di morte. E nel finale, un colpo a sorpresa: Sharon sembra ricordare (dopo una rimozione ipnotica della memoria) di essere stata lei a dare il colpo di grazia al Capitano, su ordine dello psicologo pazzo Dr. Faustus. Ovviamente, rimaniamo col dubbio: la suggestione del Dottore è stata l’omicidio o il falso ricordo?
Nella Guerra civile della Marvel, molte sono le tragedie, morti, liti e separazioni. Uno dei momenti più laceranti è la lite fra i due ex leader morali e organizzativi dei Vendicatori, Capitan America e Iron Man (nella serie Choosing Sides, in italiano nell’albo speciale intitolato Civil War: La confessione), che aveva avuto un precedente nel 1998 in un episodio di Il ritorno degli eroi. In quel caso, in Life & Liberty (ed. it. in Marvel Crossover 28, del 1999) di Kurt Busiek e collaboratori avevano inscenato un simile dilemma fra fini che giustificano (per Iron Man) o non giustificano (per Capitan America) i mezzi. La vita e la libertà della Dichiarazione di Indipendenza americana hanno da sempre avuto un’attualità tutta loro nei conflitti dell’universo Marvel. E sono stati Capitan America e il Dr. Xavier degli X-Men, da sempre, i massimi difensori di quel “sogno” liberal che fa richiamo diretto a quello di Martin Luther King.
Capitan America e il sogno americano
Dunque, la Guerra Civile ci lascia con questa ambigua “morte del sogno”. In che senso il sogno è morto? Esiste la possibilità di una sua rinnovata presenza nell’America dei superumani o si va in direzione di un incattivimento generale, per esempio suggerito dall’ultima versione dei Vendicatori, molto più “giustizieri” di quanto non siano mai stati?
Sugli sviluppi della vicenda di Capitan America, la lettura dei successivi episodi della collana, tuttora in corso di pubblicazione in America (o anche una serie parallela come Fallen Son, sulle immediate reazioni alla sua morte da parte di colleghi e amici), illuminerà nei prossimi mesi anche il lettore italiano. Staremo a vedere dunque.
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