Pierre Drieu La Rochelle (1893-1945) è uno scrittore francese noto a pochi, e a quei pochi soprattutto per un film tratto dal suo romanzo “Fuoco fatuo” (“Le feu follet”, 1931). Il regista Louis Malle, fra i massimi esponenti del movimento francese della “nouvelle vague” cinematografica, ne ricavò nel 1963 un’opera di notevole spessore. Il romanzo si basava sull’odissea quotidiana ed esistenziale di un personaggio in rotta di collisione con l’alienante società del suo tempo e che finiva col suicidarsi; una storia – fra l’altro – premonitrice sui destini del medesimo La Rochelle.
Il motivo per cui richiamiamo alla memoria questo autore, che fu tra l’altro direttore della prestigiosa “Nouvelle Revue Française”, è la recentissima pubblicazione di un suo libriccino, “Vietato uscire” (Ed. Via col Vento, pagg. 35, euro 4,00) che propone due racconti inediti in Italia: “La voce” e “Vietato uscire”: quest’ultimo è di fantascienza. Crediamo valga la pena segnalare l’evento all’attenzione di lettori di fantascienza e non, trattandosi d’una piccola rarità. La Rochelle è stato spesso “liquidato” con l’infamante timbro del collaborazionista: e difatti durante la seconda guerra mondiale si schierò con i nazisti. Nella sua vita aveva attraversato fasi abbastanza confuse, diviso fra “ordine” e “rivoluzione”, incerto fra le ideologie: dapprima comunista, dopo fascista; capace di avvicinarsi al movimento surrealista, ma anche all’Action Française. Non sappiamo se il suicidio possa redimerlo, né il sottoscritto sarà qui un suo difensore; tuttavia non si può ignorare come talora nasca un problema puramente estetico di scelte, se chi non condivide le nostre idee (o colui del quale non condividiamo le idee) crei – per esempio – opere artistiche d’una qualche rilevanza, o nelle quali null’altro traspaia se non il comune, umanissimo “fardello del vivere”. Non vogliamo nasconderci dietro un dito né auspicare un’arte acritica, ma solo sottolineare che non sempre è possibile dividere il mondo in due con l’accetta. Céline, Ezra Pound, Jorge L. Borges docent.
Il racconto “Vietato uscire” (“Défense de sortir”) è un apologo fantascientifico sulla libertà, pubblicato in Francia nel 1930. Si immagina che nel 1963 l’uomo riesca a volare nello spazio. L’evento è descritto non banalmente e con alcuni dettagli che, per l’epoca, appaiono precisi e profetici. Ma su questa ansia di un “Altrove” (sulla Terra la gente entusiasta crea numerose “società dell’Altrove” che “proclamano il diritto all’emigrazione” spaziale) cala la saracinesca di governi e religioni, che insieme contrappongono con durezza il culto del “Quaggiù”, perché “Non c’è niente al di fuori dell’umano”. A questo punto è forse intuibile il finale. Quanto all’altra storia (mainstream), “La voce”, in essa – come scrive nella sua “Nota” Massimo Del Pizzo, che ha tradotto i testi dal francese e curato il volumetto – dominano “il senso della decadenza organica e storica e della morte”. Il protagonista, Gille, “si muove inquieto e deluso da tutto, sfuggente e fuggiasco, quasi privo di coordinate spaziotemporali”. In definitiva, al di là dei generi narrativi, siamo dinanzi a pagine che illuminano per pochi istanti un universo personale e culturale carico di lacerazioni, lontanissimo eppure così vicino. La pubblicazione di quest’opera è stata fortemente voluta da Sandro Marano. Notizie più complete su Drieu La Rochelle sono al sito http://lafrusta.homestead.com/pro_larochelle.html. Segnaliamo anche il volume di Bruno Pompili “Pierre Drieu La Rochelle. Progetto e delusione”, Longo, Ravenna, 1969.
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