Le case si costruiscono dalle fondamenta e lo stesso accade per i migliori videogame. Call of Duty 4: Modern Warfare è il risultato di anni di applicazione. Ma la strada tracciata da Infinity Ward è stata chiara dall’inizio. Trasferire l’intensità del cinema dentro il piccolo schermo del personal computer. Anche se oggi sarebbe più corretto dire su quello piatto ad alta definizione delle console. Era tecnologica che vai...
È la sinfonia della battaglia, il concerto della guerra, l’elemento chiave della serie, nata come risposta dell’editore Activision a Medal of Honor, sotto la direzione di un gruppo di sviluppatori migrati da un progetto all’altro. L’elemento in realtà sono gli elementi. Perché, se c’è una cosa di cui sono convinti dalle parti di Encino, in California, dove ha base il team della meraviglie Infinity Ward, lo spettatore bisogna stordirlo. Anche quando è uno spettatore interattivo. Appunto cinema formato console. Forse non ci eravamo mai stati così vicini come adesso.
Altri videogame esplorano l’idea di un digital entertainment che metta d’accordo tutti, in una mano il joypad, nell’altra i popcorn. Infinity War la sintetizza con estrema lucidità nelle sue strategie belliche moderne, partendo dalla prospettiva - la più coinvolgente, quella in prima persona - e sballottandola a destra e a manca mentre intorno scoppia il pandemonio. Trasformando il solito sparatutto in un ottovolante dei sensi. Due, l’udito e la vista, Call of Duty 4 li strega subito. Per il tatto, il gusto e l’olfatto utilizza come surrogati ottimi espedienti grafico-sonori.
Programmati in questo modo, i first person shooter diventano un mezzo straordinario per raccontare storie. Si sono decisi a farlo anche a Infinity Ward. La trama ora è scollata dallo sfondo e va a tratteggiare un techno thriller in piena regola, che risveglia i fantasmi della guerra fredda.
Cambiano quindi diversi ingredienti della ricetta, a cominciare proprio dall’ambientazione, che dalla Seconda guerra mondiale dei precedenti episodi si sposta in uno scenario pseudo contemporaneo, in grado di offrire nuovi spunti. Non si può negare che il maggior peso consegnato alla sceneggiatura doni più ritmo alle vicende, anche se d’altronde, se esiste un singolo aspetto in cui Modern Warfare eccelle, è l’andamento trascinante delle battaglie. Una messinscena precisa scaraventa nella confusione degli scontri, che confusione di fatto non è, quanto piuttosto l’insieme coreografico e pirotecnico di efficaci scelte di regia, su un’impalcatura stabile dove le comparse valgono da protagonisti. Come passeggeri di un tour virtuale, si scorrono fronti del conflitto e dialettiche militari, dal close quarter combat su una nave in mezzo al mare alle infiltrazioni oltre le linee nemiche, alle grandi manovre in contesto urbano. Il congegno di Call of Duty 4 è talmente abile a stupire, spaventare, entusiasmare, distogliere. Intanto che si sgranano gli occhi, quasi non ci si accorge dei fili di questo gioco-film registrato in presa diretta, dagli occhi dei suoi eroi, per far vivere in salotto una manciata di ore ad alta tensione.
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