In quanto guardiani dello status quo, i Jedi godono di un’influenza enorme, che va ben al di là del loro numero esiguo. Partecipano alle sedute del senato, hanno colloqui costanti con i massimi organi dello Stato, vengono inviati in giro per la galassia come diplomatici, influenzando le decisioni dei governi. Al contrario, il senato non ha alcun potere di interferenza nell’ordine, tanto che desta scandalo la richiesta del cancelliere Palpatine di far accedere Anakin nel consiglio supremo dei Jedi. Colpisce però che questa sorta di pretoriani della repubblica abbia in totale spregio lo stesso senato, che considera affollato di marionette delle corporazioni. Non a caso il più forte e dotato Jedi della storia, insofferente verso il teatrino della politica, diventerà il capo militare dell’impero, con ciò portando a compimento un ruolo di potere ombra che è un tratto implicitamente bonapartista nella struttura costituzionale della repubblica. I Jedi non rispondono a nessuno delle loro azioni, che intraprendono in base alle indicazioni della forza o più prosaicamente in base agli interessi dei loro alleati nel senato. Ci vengono presentati come esseri massimamente saggi, ma la loro natura militare e l’essere privi di ogni controllo faranno sì che basterà uno di loro per porre fine a mille generazioni di sapiente tutela della repubblica. Alla fine, i Jedi non si dimostreranno migliori dei mercanti o dei senatori. A che è servito allora “imparare la forza” se si può essere raggirati da un senatore corrotto e finire massacrati dai cloni di un bandito? Cavalieri senza nulla da cavalcare, non riusciranno a salvare il loro mondo e finiranno sterminati, proprio come i templari e i samurai.
Il lato oscuro e Anakin
La doppia natura della forza, di cui ci viene subito presentato un “lato oscuro”, rimanda al tipico dualismo filosofico-religioso (dal mazdaismo al manicheismo, dal taoismo allo Zen), ripreso nella concezione tardo-freudiana di Eros e Thanatos e nell’archetipo junghiano dell’ombra. In questa concezione totalizzante, il lato oscuro compendia ciò che di negativo può pensare la mente: rabbia, dolore, vendetta, aggressività, odio, sentimenti che conducono inesorabilmente alla perdizione. Tuttavia, la natura delle emozioni è assai più complessa di simili stereotipi infantili così come il legame tra ragione ed emozioni. I sentimenti positivi e negativi sono legati tra loro e alla ragione in forme complicate e spesso celate alla coscienza. Che dire poi dell’odio verso il lato oscuro, conduce anch’esso al lato oscuro? Solo l’indifferenza conduce alla salvezza? L’odio e il risentimento non sono emozioni necessariamente negative. Davvero era meglio essere indifferenti al nazismo piuttosto che odiarlo? Chi odiava i nazisti e li ha combattuti è poi diventato nazista? O piuttosto non era l’indifferente che se li è fatti piacere?Guerre Stellari stessa dimostra che l’atarassia emotiva non aiuta i Jedi a comprendere meglio il mondo in cui vivono né a combattere il lato oscuro. Anziché evolvere, i Jedi sono rimasti gli stessi per secoli, supponendo di poter mantenere l’ordine con la spada e i loro patetici trucchi mentali, cosicché l’intero ordine si dimostra del tutto inadeguato a comprendere e sconfiggere due soli Sith.
Sotto il profilo politico e morale non si comprende quale differenza ci sia nel comportamento di queste due facce della forza. I Sith non appaiono più irascibili o aggressivi dei Jedi. In più circostanze si dimostrano decisamente più “umani”, anche se sono raffigurati in modo esteticamente ripugnante per convincerci che sono davvero il male. Se il lato oscuro è odio, aggressività e ira, perché Darth Vader o il conte Dooku, o l’imperatore stesso appaiono calmi e rilassati mentre i Jedi si agitano? I Sith sono dediti a sotterfugi ma questo vale anche per i Jedi, che chiedono a Anakin di fare il doppio gioco e che cercano di influenzare di nascosto le menti deboli. Anche sotto il profilo politico, dato il livello di degenerazione della repubblica, non si giustifica la definizione dei Sith quali “agenti del male”.
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