Martin Scorsese intensifica il suo sperimentalismo visivo, con una pellicola che solo apparentemente potrebbe essere definita un E.R.. in versione mistica. Nicolas Cage, paramedico su un'ambulanza di pronto soccorso, incomincia a vedere i fantasmi delle persone che non è riuscito a salvare, per poi iniziare un quantomeno stravagante percorso di riflessione sulla vita e la morte. Girato con le suggestioni tipiche dei videoclip e con numerose concessioni stilistiche, Al di là della vita è una pellicola di difficile comprensione con momenti disgustosi e altri non del tutto chiari. Il mondo dei medici e dei paramedici raccontato da Scorsese pur assomigliando vagamente a quello di George Clooney & Co., in realtà se ne distacca per un profondo senso di disperazione che sembra attanagliare i protagonisti di questa pellicola. Un film carico di momenti di grande ironia, che fanno da contraltare alla degradazione fisica e morale di un mondo allo sbando. Interpretato con la solita intensità da Nicolas Cage, Al di là della vita si ciba di una metafisica molto strana, capace di confondersi con le droghe e l'alcool, capace di proiettarsi in maniera decisa solo contro un orizzonte drammaticamente grottesco e senza speranza. Un film duro, agghiacciante, volutamente sgradevole che riporta Scorsese al passato, non troppo distante dal realismo estenuante di Mean Streets. Un'ambulanza nella notte non è sempre guidata da angeli. Alle volte sono persone ancora più disperate del paziente che si suppone debbano riuscire ad aiutare. La domanda che rimane è: chi salverà chi?