Come ogni anno Urania pubblica il romanzo del vincitore dell'ormai storico Premio Urania, stavolta è Giovanni De Matteo, autore ben conosciuto per i suoi racconti, a trionfare con un romanzo dal titolo oserei dire geometrico, Sezione π², ma che ha ben poco a che vedere con Euclide e Pitagora, anche se l'azione si svolge in una città dalle antiche origini greche.
E' la Napoli del futuro lo scenario di questa storia, mezzo secolo è trascorso dalla nostra epoca e diversi cambiamenti hanno trasformato la città, prostrata da una catastrofica eruzione del Vesuvio e solo sfiorata dalla tumultuosa trasformazione chiamata Singolarità, incredibile accelerazione tecnologica che ha permesso di raggiungere traguardi impensabili solo un decennio prima.
Uno dei più clamorosi simboli di questa trasformazione è la Squadra Post Mortem, la temuta, invidiata e odiata Sezione π², reparto di punta della Polizia di Napoli e solo baluardo che fronteggia una criminalità sempre più spavalda, contro la quale nemmeno l'abolizione della moneta contante ha ottenuto risultati.
Vincenzo Briganti, tormentato investigatore della Sezione π², potenziato grazie a costosissimi impianti neurali e a nonorganismi ma tuttaltro che un superuomo, si trova a indagare su un omicidio quasi impensabile, il Commissario Salvatore Di Cesare, leggendario fondatore della Post Mortem è stato trovato morto, steso nel fango, un proiettile nella nuca.
Sin dall'inizio si capisce che l'indagine non sarà facile, i nemici di Briganti e della Post Mortem sono potenti e non è facile identificarli, anche perché non tutti si annidano nel fitto sottobosco malavitoso di Napoli.
E così, tra dolorosi ricordi del passato, boss e colleghi ambigui, la faticosa indagine inizia, la posta in gioco è alta, forse più di quanto Briganti possa immaginare.
Questo romanzo conferma le notevoli capacità descrittive e immaginifiche di De Matteo, idee e stile, scrivevo a proposito dell'antologia Revenant, ma adesso anche una descrizione della Napoli del 2059 assolutamente affascinante, un miglioramento sensibile nella creazione dei personaggi, ora più credibili e meno sopra alle righe, e alcune creazioni memorabili, sopra tutte il Kipple.
Evidente in tutto il romanzo la presenza di una nutrita serie di citazioni di scrittori, canzoni e situazioni fantascientifiche, un atto d'amore verso una passione bruciante.
Anche se questo potrebbe essere considerato da alcuni un difetto, devo confessare che mi sono goduto il gioco di riconoscere gli omaggi agli autori amati o a parole che solo per un appassionato di fantascienza hanno un senso, anche se tra mezzo secolo faranno parte del linguaggio comune.
La cura delle parole, e questo ha quasi dell'incredibile, resta la stessa, certosina, dei racconti, contribuendo a creare un vortice che avvince il lettore e lo spinge a proseguire nella lettura quasi voracemente, ansioso di arrivare alla fine della vicenda.
Questo porta a non accorgersi di qualche incertezza nella struttura della storia, e costituisce il pregio maggiore del libro, dopo le prime pagine ci si trova immersi in una realtà immaginaria che tuttavia appare logica e "normale", l'ambientazione nostrana non influisce minimamente sulla credibilità dei personaggi, per una volta gli alieni possono sbarcare anche a Lucca.
Non è facile trovare difetti in un romanzo del genere, ma ci provo comunque, innanzitutto ci sono due interludi dove vengono spiegati gli sviluppi che hanno portato alla nascita della Post Mortem, pregevole l'intenzione di non annoiare il lettore con lunghe conversazioni dove un personaggio spiega all'altro cose che entrambi sanno benissimo, il famigerato infodumping, tuttavia anche gli interludi possono spezzare il ritmo della storia.
Io li ho semplicemente saltati, per andarmeli a rileggere dopo aver finito il romanzo, e devo dire che sono gustosi, forse metterli alla fine, come appendici, sarebbe stata una soluzione migliore.
Poi l'eruzione del Vesuvio, che dovrebbe accadere nel 2019, principale fattore modellante della Napoli descritta nel romanzo, è poco credibile, i cittadini partenopei possono stare tranquilli per parecchi decenni ancora, ma è un errore che un geologo perdona volentieri a un ingegnere.
Alcuni personaggi, tra cui il protagonista, assumono stupefacenti, il che è del tutto normale, mi riesce difficile invece credere che possano avere gusti tanto barbari in fatto di whisky, per quanto publicizzati.
Ultima cosa è l'indelicatezza mostrata dall'autore nei confronti di chi ritiene impossibile per un italiano scrivere storie all'altezza dei migliori autori anglosassoni, uno pseudonimo ingleseggiante avrebbe evitato loro un evidente imbarazzo.
Considerando che questo è il suo primo romanzo e che i difetti citati sono ben poca cosa, ritengo che De Matteo ci riserverà delle piacevoli sorprese in futuro, per adesso accontentiamoci di un Premio Urania sul quale penso nessuno avrà niente da ridire.
Nato a Policoro nel 1981, Giovanni De Matteo si è laureato in ingegneria elettronica a Roma, e attualmente lavora a Bologna, impegnato a cercare l'energia che sostituirà gli idrocarburi. Attivo da qualche anno nell'ambiente della fantascienza italiana ha sin da subito lasciato una notevole impronta nel campo.
Oltre a innumerevoli articoli e molti racconti, uno dei quali (Viaggio ai confini della notte) è risultato vincitore del premio Robot 2005, ha curato l'antologia Supernova express, manifesto del Connettivismo, movimento di cui De Matteo è uno dei fondatori.
E' stato inoltre uno dei fondatori della fanzine Next, e prossimamente uscirà una storia a fumetti che lo vede sceneggiatore (ambientata nello stesso universo di Sezione π²).
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID