Una svolta che potrebbe benissimo essere epocale. Una convergenza di forze tecnologiche e software verso i dispositivi mobili e wireless per creare un sistema operativo e una rete di applicativi vasta e funzionale, aperta, utilizzando Linux e quindi prodotti open source, in cui non ci siano costi aggiuntivi derivanti dall'acquisto di licenze proprietarie e i cui sorgenti, magari, non siano tenuti sottochiave dal proprietario intellettuale.

Tutto questo e molto altro è Android. La nuova piattaforma firmata Google che dalla metà del 2008 sarà presente sugli smartphone (cellulari con alcune funzioni avanzate proprie dei PC) e sui PDAphone (computer palmari con funzioni avanzate di telefonia) di almeno mezzo mondo.

Google, T-Mobile, HTC, Qualcomm, Motorola, Samsung, Lg, Intel fra i costruttori di hardware e Sprint Nextel, T-Mobile e Tim fra i carrier telefonici (in tutto 34 società) collaboreranno alla costituzione della Open Handset Alliance, un ambizioso progetto in grado di sfidare, sulla carta, la potenza di Apple, di Microsoft, Palm e soprattutto di Symbian, il sistema operativo che è installato sui Nokia e sui Sony-Erickson in modo massiccio e che è in grado di assolvere – almeno al momento – a tutte le funzionalità che un utente (soprattutto smartphone) desidera dal suo device.

La sfida in gioco è, ovviamente, il futuro, con tutte le possibili funzionalità che le nuove tecnologie sapranno darci e che dovranno essere prontamente recepite dal mondo dei computer palmari telefonici; cosa, hanno pensato dalle parti di Google, può permettere uno sviluppo altamente flessibile, a basso costo e decisamente robusto tale da garantire una nuova piattaforma software più che performante? La risposta è stata, ovviamente, Linux. La risposta non è stata, però, un oggetto che da più parti era stato chiamato Gphone, da lanciare sul mercato in risposta alla Apple e al suo iPhone: no, la risposta è stata un qualcosa di più vasto e devastante, ovvero un sistema in grado di installarsi su ogni device “intelligente” e capace di funzionare ovunque, di essere poi riposto nelle tasche degli utenti in attesa del prossimo utilizzo o, addirittura, nel mentre che elabora informazioni ed esegue navigazioni – cosa che non è possibile fare, ovviamente, con i classici PC, nemmeno con quelli portatili.

Google sarà presente, quindi, in ogni aspetto della nostra vita telematica e non solo, perché per esempio la pubblicità che ci arriverà addosso, sia in formato mail, che SMS, che con richieste di acquisto che giungeranno fin dentro alle nostre cassette delle lettere e magari portate anche da perfetti venditori che suoneranno alla nostra porta di casa, sarà probabilmente organizzata proprio da Google stessa; quest'ondata commerciale – e parliamo solo della pubblicità - sarà veicolata dalle nostre ricerche in Rete, dal nostro profilo internettiano che, si sa, corrisponde in pieno alla nostra psicologia, ai nostri gusti, al nostro essere intimo. Google, che ci osserva già da ora, interessata, è un grande fratello addirittura più penetrante nella nostra vita rispetto alla stessa Microsoft, che ha già annunciato battaglia tecnologica su questo campo del mobile, forte della sua posizione di predominanza nel settore dei palmari e dei PDAphone; cosa che farà presumibilmente anche Symbian (che è rimasta per ora fuori dall'accordo con Google) che per il momento si gode il suo attuale 59% di presenza sugli smartphone mondiali.

Il futuro è fantascienza. Il nome di questa nuova piattaforma mobile ce lo dice già. Android.