Con Gli uomini vuoti, (il titolo del romanzo è mutuato dalla poesia The Hollow Men di Thomas Eliot) Dan Simmons affronta il tema non nuovo della telepatia con originalità. La storia è quasi complementare a Morire dentro di Robert Silverberg: mentre là un telepate perde progressivamente i suoi poteri, in questo romanzo Jeremy, fortissimo ricettore, dopo la morte della moglie Gail, anch’essa telepate, si ritrova privo dello scudo mentale che ella gli aveva fornito e assordato dalle grida delle menti di miliardi di persone si ritrova sull’orlo della pazzia. Ricco di dati scientifici, per lo più sulle capacità cerebrali umane il romanzo, con i suoi capitoli stringati e un ritmo sostenuto è una ulteriore prova delle capacità di Simmons.
Dan Simmons nasce a Peoria in Illinois nel 1948 e cresce in varie cittadine del Midwest, una delle quali, Brimfield, fa da sfondo ai suoi romanzi L’estate della paura e L'inverno della paura. Conseguito nel 1971 un Master in Educazione presso la Washington University di Saint Louis si dedica all’insegnamento elementare per circa diciotto anni. Il suo primo racconto, The River Styx Runs Upstream, pubblicato nel 1982 su Twilight Zone Magazine, vince il Rod Serling Memorial Award ma è nel 1985 con Il canto di Kali (Kali Song), vincitore del World Fantasy Award che si impone all’attenzione del pubblico.
Scrittore eclettico, Simmons spazia dal fantasy al noir, dal romanzo storico alla fantascienza fino all’horror e ai romanzi di genere. Nel 1989 con il suo Hyperion, che vince sia il premio Hugo che il Locus, conquista definitivamente un posto di primo piano tra i più amati scrittori di fantascienza. A Hyperion, storia dalla struttura narativa simile al Decamerone di Boccaccio e ai racconti di Canterbury di Chaucer, fa seguire altri tre romanzi, così come a Ilium, romanzo col quale vinse nel 1994 il Locus Award e ispirato all'epica omerica, segue Olympus nel 2005. Nel campo del fantastico ha al suo attivo anche un Bram Stoker Award per il romanzo horror Carrion Comfort nel 1989 e un Locus Award per Children of the Night, ancora un horror, nel 1993.
Su alcuni aspetti dell’opera di Simmons abbiamo rivolto alcune domande a Giuseppe Lippi curatore di Urania.
Dan Simmons nei suoi libri spesso ha riproposto temi esistenti come nel ciclo di Ilium dove rielabora le storie di Omero e quello di Hyperion che deve la sua struttura ai racconti di Chaucer; anche in questo Gli uomini vuoti affronta un tema, quello della telepatia, trattato già da decine di autori, secondo te è mancanza di originalità oppure segno di genialità?
Ogni autore affronta gli argomenti eterni dal proprio punto di vista. I temi potranno anche essere gli stessi, ma se lo scrittore ha una personalità autentica il tratto sarà caratteristico e innovativo. Credo che Dan Simmons appartenga alla categoria dei geni, i quali, a volte, possono persino mancare di originalità!
Simmons si ama alla follia o si detesta in toto, uno dei peccati che gli attribuiscono i suoi detrattori è che per ragioni meramente commerciali ha scritto il seguito dei suoi libri più fortunati, come Hyperion o Ilium cavalcando l’onda del loro successo, queste ulteriori storie hanno la stessa dignità del romanzo che li ha generati?
Non vedo perché no. In fondo sono romanzi autonomi, pur partendo da premesse già date. I lettori si sono resi conto, ciascuno con la propria sensibilità, che Dan Simmons non è autore da "appassionati di fantascienza" punto e basta. È anche questo, ma è un romanziere ricco di sfaccettature che fa della fantascienza un motivo centrale della sua letteratura. Per questa ragione ha bisogno di sviluppare le sue storie su una tela molto vasta, di rielaborarle di continuo. A mio avviso è uno dei pochi ad esserci riusciti in modo soddisfacente, non velleitario: in epoche precedenti e più stringate per ragioni di mercato, altri autori hanno sviluppato discorsi analoghi attraverso serie di romanzi invece che cicli, ma forse non c'è molta differenza. Penserei a colleghi come Ursula K. Le Guin, Philip K. Dick, Ray Bradbury, J.G. Ballard o Kurt Vonnegut...
I canti di Hyperion oltre a richiamare alla mente i racconti di Canterbury, in qualche modo l’Huckleberry Finn e i poemi di Keats trattano temi importanti, il potere della chiesa, il libero arbitrio e le I.A.; a distanza di qualche anno come si inquadra la visione di Simmons nella realtà?
Penso che Simmons non sia un grande realista, dopo tutto; ma è un grande mitografo, e quindi della realtà offre uno spaccato multistrati. Uno spaccato del mondo, quale lui lo conosce, filtrato attraverso un'immaginazione di stampo letterario classico. Ecco perché ama ricorrere ai grandi testi del passsato che tu hai ricordato, da Keats a Chaucer a Omero: perché, come scrittore, ama la forma classica. Il suo tentativo è quello di rinverdire alcuni grandi miti attraverso un'operazione letteraria rispettosa della forma. Siete d'accordo?
In appendice questo mese trova posto anche un articolo su come Urania è entrata di prepotenza anche nel web (a firma di Stefania Guglielman, N.d.R.).
Gli uomini vuoti (The Hollow Men, 1992), Mondadori, Urania 1528 pagg 348 euro 3,90.
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