Kristine Smith, americana di Buffalo, si è messa in luce negli ultimi anni come autrice di fantascienza dopo una vita passata a lavorare per un'azienda farmaceutica. Il battesimo editoriale lo ha avuto nel 1999 con Code of Conduct, romanzo sulle avventure della capitana Jani Kilian e ambientato nell'universo del Commonwealth umano alle prese con gli alieni Idomeni; il romanzo ebbe un notevole successo e procurò alla Smith parecchi riconoscimenti, tra i quali il John W. Campbell Award per gli scrittori esordienti. Logico che la tentazione di inaugurare un ciclo fosse molto forte; così è stato, e Jani Kilian ha proseguito le proprie avventure per altri tre romanzi. Il prossimo novembre dovrebbe uscire il capitolo conclusivo della saga, Endgame, del quale l'autrice ha parlato a Sci Fi Wire.
"In questo libro Jani vive ancora nell'enclave ibrida di Thalassa" racconta la Smith, "cercando di difendere la casa d'adozione dal diventare oggetto di contesa diplomatica tra il Commonwealth umano e il dominio Idomeni. Intanto il rapporto con il suo insegnante alieno Tsecha si è fatto teso a causa dell'intromissione di un altro propriziatore indomeni esiliato, Meva, che incoraggia Tsecha a sfidare le sacre tradizioni." Anche le questioni personali di Jani si complicano, costringendola a tornare sul pianeta idomeni di Shérà dove, nella guerra civile svoltasi vent'anni prima, il corso della sua vita era stato irrevocabilmente alterato.
Nel descrivere il personaggio di Jani Killian, figlia di operai delle colonie che ha intrapreso la carriera diplomatica, la Smith dice: "Il suo obiettivo era diventare un'ispettore amministrativo, uno specialista del sistema documentale che tiene unito il Commonwealth. é stata uno dei pochissimi umani a essere ammessa all'accademia Idomeni, e probabilmente avrebbe avuto un'ottima carriera se non avesse avuto una scarsa considerazione dell'autorità e dei modi piuttosto bruschi con le persone. Gli anni passati a fuggire l'hanno resa sospettosa e cinica, incline a sparare prima e a fare domande dopo. Ha cattivo gusto sia per i vestiti che per gli amanti. Ma continua a lottare, ed è pronta a muovere mari e monti per difendere quello a cui tiene."
Il senso di "sconvolgimento" personale e di necessaria riconsiderazione di sé stessi che emerge da Endgame è probabilmente frutto del periodo travagliato in cui il romanzo è stato scritto, periodo nel quale l'autrice ha perso entrambi i genitori. Ciò ha spinto la Smith a pensare di sfruttare al massimo ogni possibilità, seguendo il vecchio detto che "tanto si vive una volta sola." "A volte quello che gli altri pensano sia meglio per te, in realtà non è davvero il meglio. Tutto ciò che mi è capitato negli ultimi quattro anni è sotto i miei occhi, e mi stimola a fare sempre meglio." Parole sagge.
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