Storia dissacrante e pessimista come la maggior parte delle opere sternberghiane, “Il mondo senza sonno” mescola diario, riflessione, avventura, stupore, disperazione, sarcasmo feroce e fu il primo romanzo pubblicato dall’autore.
Nato ad Anversa (Belgio) nel 1923 da padre di origini polacche, morto di recente (2006), Jacques Sternberg è stato uno dei massimi autori fantastici francesi del XX secolo. La sua bibliografia è enorme: quindici raccolte di racconti, sedici romanzi, due testi teatrali, volumi di saggistica varia, sceneggiature, libri di aforismi, di lettere aperte e altro ancora. Tra i suoi titoli più famosi, il romanzo “L’employé” (1958), inedito in Italia. Con Jodorowsky, Arrabal e Topor fondò l’“anti-movimento” artistico Panique, che aveva come riferimento il dio Pan. Sternberg è inoltre autore della sceneggiatura di un film fantastico rimasto celebre, diretto da un regista di fama: Je t'aime, je t'aime di Alain Resnais.
In Italia sono stati tradotti due romanzi; il secondo è Toi, ma nuit (1966; in italiano Michelle, una notte, De Carlo, 1969). È la storia di una società futura intrisa di delirante pornografia, di mass media ossessivamente invasivi e banalizzanti, di pubblicità in dose abnorme, ma si può dire che l’umanità provi un senso di inutilità e talora disgusto, più che infelicità. Michelle è una ragazza bellissima che appare assolutamente insensibile agli eventi, al mondo, alla società alienata che la circonda. Nel finale il lettore scoprirà il suo segreto. Michelle è preveggente: conosce modalità, data e ora esatta della propria morte. E infatti il lettore assisterà a questo evento, che coglierà la ragazza – in viaggio su un treno lanciato verso la tragedia – pienamente consapevole, indifferente e non interessata a reagire. Michelle diviene la creatura simbolo di un’umanità già morta.
Nel suo volume Il romanzo di recupero, ovvero la dissoluzione dei generi. L’uso del giallo e della fantascienza nella narrativa contemporanea (Schena, 1999; già tesi di dottorato di ricerca in Scienze letterarie, presso l’Università degli studi di Bari), Luigi Cazzato si sofferma su numerosi autori e dedica anche a Sternberg un capitolo. Vi si legge:
“Il mondo senza sonno è il suo primo romanzo e ricalca più o meno convenzionalmente i topoi della sf fatta di catastrofi e fughe nello spazio, di visite su pianeti alieni, ET con le sembianze umane e con gli stessi difetti: la sopraffazione e la conquista dell’altro [NdR: personalmente non sarei del tutto d’accordo; i temi sono quelli, ed erano i temi ricorrenti dell’epoca, ma svolgimento e atmosfere sono decisamente inconsueti]. Tuttavia si capisce ben presto che Sternberg non sarà “la più sicura speranza della fantascienza francese” (come scrive l’editore E. Losfeld, 1965), né degli altri generi cui viene associato, come l’erotico e l’umoristico, ai quali peraltro l’autore ricorre, anche se solo per scardinarne le strutture. La raccolta “Entre deux mondes incertains” (1957-1985) è fantascienza, ma al servizio degli ossessivi temi della narrativa sternberghiana e di una narrazione legata, altrettanto ossessivamente, alla voce che dice “io”, un io narrante e a volte delirante che è origine e fine di tutto quanto viene proiettato sullo schermo della finzione. Proprio per questo, Sternberg può essere considerato un autore che dalla periferia letteraria nella quale si è auto-confinato (vedasi la sua intervista a cura di J.-L. Enzine, 1974), ha anticipato le sperimentazioni della science fiction francese degli anni ’70-80 e, a modo suo, quelle della speculative fiction anglosassone, che ha fatto evadere la sf dal ghetto della specializzazione”.
Sull’autore francese ha scritto anche Massimo Del Pizzo nei suoi saggi sulla narrativa fantastica francese, per esempio nel volume I microscopi dell’altrove (Bari, 1996).
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