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Raumspatrouille - Guida agli episodi
Siamo nel settembre del 1966, quando una nuova serie di fantascienza raggiunge gli schermi televisivi, raccontando le avventure di un'astronave che viaggia in lungo e in largo per la galassia... la coincidenza sembra quasi incredibile, ma non stiamo parlando di Star Trek...
LeggiThe Prisoner - Il Prigioniero
Un uomo guida una macchina sportiva (una Lotus 7) per il centro di Londra. La scena cambia: ora egli è in un corridoio poco illuminato; l'espressione è tesa ed aggressiva. In pochi istanti irrompe in un ufficio dove, dopo un violento alterco con quello che sembra essere un funzionario, consegna una lettera di dimissioni e se ne va. Nuovamente in auto, questa volta l'uomo si dirige verso casa; in parallelo, assistiamo alla distruzione del suo dossier da parte dell'organizzazione per cui lavorava.
Ora l'uomo è nel suo alloggio, dove prepara in fretta le valigie; è chiara la sua intenzione di abbandonare tutto, forse per sempre. Non si accorge però di essere stato pedinato: qualcuno immette nella serratura della porta un gas narcotizzante, che tramortisce quasi istantaneamente il protagonista.
Al risveglio, l'uomo si trova ancora nel medesimo appartamento, solo l'esterno è cambiato. Londra è scomparsa, al suo posto un villaggio.
Il mondo di Zoe
Racconto di Riccardo Vigilante
Avevo letto altri racconti di Riccardo Vigilante, e avevo sempre notato il germe nascosto di qualcosa di oscuro, una capacità narrativa non indifferente e l'utilizzo di un linguaggio non casuale, lontano dagli stereotipi tipici degli esordienti quanto lo sono le sue trame complesse e spiraleggianti. Questo "Il mondo di Zoe" è una delle più belle cose che ho letto di recente, non solo di autori italiani, soprattutto per il coraggio di non voler spiegare, di non volersi rendere del tutto evidente al primo passaggio degli occhi del lettore. Provate a rileggerlo, dopo la prima volta. Scoprirete nuovi piani e nuove dimensioni in cui affondare il vostro interesse, come se vi trovaste di fronte a una sorta di universo escheriano fatto di prospettive ingannevoli e in continua trasformazione. Eppure Vigilante ci vede perfettamente chiaro, e alla fine tutti i nodi tornano al pettine, sciogliendosi con una semplicità che ha del miracoloso. Leggere per credere.
LeggiAldo Carotenuto: la nostra ossessione preferita
Aldo Carotenuto è uno dei maggiori conoscitori e studiosi del pensiero di Jung. Autore di numerosi saggi (I sotterranei dell'anima, La strategia di Peter Pan, La chiamata del Daimon, sono solo alcuni titoli) su svariate tematiche presenti all'interno della psicanalisi. Carotenuto ha pubblicato, recentemente, presso Bompiani Il fascino discreto dell'orrore (pagine 377, lire 16.000) saggio dedicato all'arte, al cinema e alla letteratura fantastica. Un viaggio e uno studio del fantastico e dell' horror da Poe a Stephen King, da Kafka a Bosch.
LeggiIntervista con Marco Patrito
Col CD-Rom "Sinkha", vendutissimo in USA e in Giappone, è diventato famoso in tutto il mondo. E ormai le copertine dei migliori libri di fantascienza Mondadori portano la sua firma. Un artista all'avanguardia nell'uso della computergrafica, capace come pochissimi altri di creare atmosfere ed emozioni.
LeggiDraco
Racconto di Marco Ramadori
Questo mese la sezione narrativa di Delos è già molto ricca, per via dei due racconti di Lino Aldani che pubblichiamo, abbinati allo speciale su questo schivo e controverso autore. Come terzo racconto ho scelto il lavoro di un autore esordiente, almeno per quanto riguarda la narrativa pura (in realtà Ramadori ha già avuto delle buone esperienze come soggettista e sceneggiatore di fumetti), che riesce a riassumere con un linguaggio inizialmente evocativo e, nel finale, estremamente secco e asciutto, a dimostrazione di un'ottima padronanza delle tecniche stilistiche, un racconto apparentemente già letto, apparentemente già scritto, eppure originale a modo suo, innovativo e rievocativo di un insieme di statements del fantastico che riescono a riallacciarsi con disinvoltura al nero metropolitano e al thriller, sull'onda della commistione dei generi che sta delineando i nuovi scenari della narativa del duemila.
LeggiScacco doppio
Racconto di Lino Aldani
Lino Aldani, da molti, è considerato il padre della fantascienza italiana, eppure io, che indubbiamente sotto molti aspetti sono un suo "figlio" narrativo (nel senso che ho potuto beneficiare dei suoi preziosissimi consigli per aggiungere pepe e sale al mio modo di scrivere), credo che Lino non sia affatto uno scrittore di fantascienza. No, non voglio ricominciare con quelle sterili discussioni sul fatto che "Quando le radici" (il più bel romanzo di Aldani) o "Visita al padre" (il suo più bel racconto), secondo alcuni sono di fs mentre secondo altri no; voglio solo fare notare che quando le storie di Lino parlavano della nostra terra, con personaggi estremamente vicini a noi, al nostro presente umano e sociale (come nel romanzo e nel racconto citati prima), sono riuscite a intaccare la sensibilità del lettore, a trascinarlo in un universo evocativo di grande scrittura, a dargli insomma tutto quello che giustifica l'appellativo di scrittore. Lo stesso, a mio avviso, non è avvenuto quando Aldani si è cimentato in prove più specificatamente fantascientifiche. Alcuni dei suoi più applauditi racconti sono in realtà abbastanza approssimativi e mediocri, come se Lino fosse stato costretto a distrarre la sua ispirazione umanistica verso questi percorsi della narrativa di genere, che in definitiva non gli erano poi molto congeniali. Non mi riferisco solo a "Buonanotte Sofia", a "Trentasette centigradi" o ai piu' recenti "In attesa del cargo" e "Mochuelo", ma in generale a tutta la produzione di Lino che ha contribuito a classificarlo come uno scrittore di fs. Ebbene, se non fosse stata per questa "etichetta", Aldani avrebbe potuto conquistarsi uno spazio di rilievo come scrittore mainstream, producendo opere del livello di "Quando le radici" senza essere costretto a inventarsi mezzucci di second'ordine per farle apparire come appartenenti all'universo fantascienza. Potrebbe sembrare un paradosso, ma non lo è. Aldani ha sempre cercato di appiccicare un'etichetta fantascientifica alle sue opere, anche quando non lo erano affatto o potevano farne a meno (forse perché credeva di non avere alcuna speranza nell'acido mondo del mainstream, e che fosse più semplice affermarsi nello scantinato della narrativa di genere), e quando ha scritto fs pura, non so sotto quali stimoli, ha dato il peggio di sé, perché accade spesso che uno scrittore, quando deve sottostare a imposizioni di carattere "tecnico", anziche' "creativo", non riesca a dare il meglio. Anche se i racconti che seguono ci dimostrano che Lino era bravo comunque, conosceva il mestiere e sapeva imbastire un racconto come dio comanda. Eppure una cosa è la fredda operazione d'imbastitura di un racconto, un'altra è il processo creativo dettato dall'ispirazione e dalla musa interna che ogni vero scrittore porta dentro di sé. Musa che Lino ha consultato a fondo, quando si è messo a scrivere alcune opere che sono delle pietre miliari della narrativa italiana. Certo non di fantascienza.
LeggiL'ABC di Italcon '97
Com'è ormai tradizione, anche quest'anno il reportage del Convegno Nazionale del Fantastico, ve lo proponiamo nella versione scanzonata e brillante di Francesco Grasso. Il quale, questa volta, per far capire meglio cosa voglia dire Italcon, ha messo giù un vero e proprio piccolo glossario...
LeggiQuod erat demonstrandum 2
Racconto di Pier Luigi Ubezio
Il secondo racconto presente in questo venticinquesimo numero di Delos è frutto di una mia scelta, ma a sua volta era stato inviato a Silvio per essere giudicato dal mitico direttore della nostra rivista (dovevo dirlo, soprattutto la faccenda del mitico, altrimenti mi aspettava la sedia... elettronica), e io ho deciso di inserirlo in questo numero più che altro per assonanza di atmosfere con il racconto di Colombo. Non è affatto male, un modo abbastanza suggestivo e originale (soprattutto personale) di rivisitare il vecchio cliché di Lucifero. Lo stile è pulito e secco, anche se un po' spartano, e in certi punti risente di cadute di tono a mio avviso imputabili all'inesperienza dell'autore (inesperienza professionale, intendo dire), ma nell'insieme è certamente godibile e ci riporta a una narrativa fantastica legata ai lavori di Thomas Dish o di L. Sprague de Camp, uniformandosi alle caratteristiche del racconto precedente e dedicando questo numero di Delos alle componenti più oscure e misticheggianti della letteratura del fantastico. Solo un'annotazione: io avrei cambiato il titolo, ma poi mi sono reso conto che quello che mi era venuto in mente era così bello che ho deciso di utilizzarlo per un mio racconto. Grazie a Ubezio per l'ispirazione, ma che non si parli di appropriazione indebita.
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