Ma basta fare un giro su internet per rendersi conto della ricchezza e della complessità del fandom francese. Il Cenacolo milanese è nato da un’idea esportata proprio dalla Francia, quella delle cene che si tengono una volta al mese in varie città. E poi ci sono le decine di festival, eventi, premi che affollano l’agenda fantascientifica.Un’altra differenza sta nella convention nazionale. O, meglio, come si diceva, francofona: almeno da qualche anno a questa parte – cioè da quando se ne occupa il club Deep Space One – le convention italiane sono eventi colossali, se confrontati all’analogo appuntamento francese. All’edizione dell’anno scorso nel minuscolo villaggio di Bellaing, vicino a Valenciennes, erano presenti un centinaio di persone, organizzatori inclusi. Il che però ne fa un am biente molto goliardico ed estremamente piacevole. Diversamente dagli Utopiales, festival internazionale di dimensioni gigantesche che noi ci sogniamo, dove non sempre è facile abbordare autori e altri addetti ai lavori, alla convention si è tutti sullo stesso piano: i vincitori del Rosny Ainé come l’ultimo arrivato fra i lettori. Si fa la coda tutti allo stesso buffet, ci si bagna tutti sotto la stessa pioggia o si soffre tutti lo stesso caldo infernale, e ci si sente tutti autorizzati a fare battute ad alta voce alla grande vendita all’asta della serata finale.C’è poi il fenomeno Remparts, che non ci risulta abbia equivalenti in Italia. Si tratta di un gruppo di appassionati, fra professionisti e semplici fan, che... fanno delle cose. Non è molto facile essere più precisi di così se non entrando nei dettagli: una volta all’anno questi “guignol”, come li ha chiamati qualcuno, si ritrovano a divertirsi organizzando una qualche attività, che può essere un laboratorio di scrittura, ma non solo. Per esempio, fra l’anno scorso e quest’anno si sono messi in testa di fare un CD. Musicale, si intende. E allora, eccoli alle prese (ho avuto il privilegio di vedere qualche filmato girato nell’occasione) con chitarre, tastiere, batterie, tamburelli e microfoni. Della serie: anche i francesi si divertono. A parte questo, i “rempartistes” realizzano anche un “bollettino” interno trimestrale, giunto al suo trentunesimo anno. E anche qui non si annoiano certo. Un esempio? L’ultimo numero, che sono riuscita a sbirciare surrettiziamente, si apre con una serie di citazioni tratte dal Dictionnaire de la bêtise et des erreurs de jugement di Guy Bechtel e Jean-Claude Carrière. Per restare in ambito fantascientifico, ci limiteremo alla frase di H.G. Wells: “Non penso affatto che l’aeronautica potrà modificare in modo rilevante i mezzi di trasporto”. I Morlock, come le caprette, ci fanno ciao.
Il “federalismo fantascientifico”
La fantascienza, o, come le chiamano qui, “le letterature dell’immaginario”, sono riuscite a compiere in Francia un vero e proprio miracolo, o se preferiamo a realizzare un’utopia: hanno minato il centralismo parigino. Solo chi vive qui può capire quanto questo sia rivoluzionario: la Francia non è Parigi, naturalmente, ma i parigini sono convinti di essere la Francia. Ed è per questo che esiste da un lato l’Ile-de-France, cioè la regione di Parigi, e dall’altro lato “la provincia”. Ovvero tutto il resto, che sia Saint-Jean-de-Maurienne o Marsiglia poco importa.Ma nella fantascienza questo non è più vero da un po’. Goimard, parlando del dopo-’68, conferma che: “la nuova fantascienza, abbandonando il VI arrondissement, si è sviluppata soprattutto in provincia, quando non addirittura in campagna”[2]. Forse questo non è più totalmente vero, nel senso che comunque Parigi continua ad avere una certa importanza, dal momento che resta la capitale dell’editoria in generale, anche se un po’ meno per l’editoria di letteratura fantastica. È vero però che altri centri si sono ritagliati loro spazi di un certo peso. Come Nantes, città natale di Jules Verne che ospita gli Utopiales, e dove ha sede L’Atalante, una casa editrice molto interessante. Fondata da Pierre Michaud, è nata come libreria specializzata in testi sul cinema, e si è trasformata con il tempo in casa editrice orientata principalmente verso i generi del fantastico, pur interessandosi anche di altri generi o forme letterarie, come il teatro. Ci lavorano a tempo pieno solo sette persone, fra cui lo stesso Michaud e la libraia che continua a occuparsi del negozio. Eppure è proprio L’Atalante che in Francia pubblica Pratchett. Oltre a opere di Wagner, Bordage e molti altri.
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