Nei primi due minuti, due minuti e mezzo, The Darkness dice molto di sé. È una legge non scritta dei videogame che Starbreeze, già culla dell’eccezionale The Chronicles of Riddick Escape from Butcher Bay, dimostra di sapere alla lettera. Il modo in cui l’ultima fatica dello studio svedese scaraventa nel cuore dell’azione, una roboante fuga in auto con i titoli di testa a intercalare momenti frenetici di gioco, lascia a bocca aperta. Più che la graduale immersione nell’universo digitale iscritta negli annali da Half-Life, è un tuffo nella testa del protagonista.
The Darkness è costruito attorno al suo personaggio, il cattivo romantico Jackie Estacado, killer della mafia. L’impegno maggiore degli sviluppatori ha riguardato il raggiungimento della migliore corrispondenza tra Jackie e il giocatore. Quello che prova l’uno, lo deve sentire anche l’altro. La sequenza introduttiva di The Darkness, in questo senso, è perfetta. Jackie si sveglia rintronato sul sedile posteriore di una decappottabile, nel mezzo del traffico caotico di New York, avvolto nelle chiacchiere di una coppia di sgherri seduti davanti. Uno straniamento che colpisce anche il giocatore, sballottato con violenza nello scorrere degli eventi.
È la vigilia del ventunesimo compleanno del giovane Estacado. Lui non lo sa, ma sta per essere posseduto da un’antica entità demoniaca che la sua stirpe si tramanda di generazione in generazione: la Tenebra. Per trama, personaggi e ambientazioni, The Darkness si rifà all’omonima serie a fumetti Top Cow creata da Marc Silvestri, più precisamente all’interpretazione che ne dà Paul Jenkins, sceneggiatore anche del videogame, non alla prima collaborazione di questo tipo (ha lavorato a Soul Reaver, Twisted Metal Black, Hulk Ultimate Destruction). Ci si trova di fronte il Padrino agitato da una forte componente soprannaturale orrorifica. Pervaso da un fascino noir che riempie i buchi più comuni della tecnologia. Come le pause da “caricamento”, nascoste con monologhi di intermezzo tra le scene che, da una parte, donano maggior continuità al racconto, dall’altra aiutano a comprendere il pensiero del proprio alter ego.
Esattamente come Escape from Butcher Bay, anche The Darkness è un first person shooter atipico. L’elemento sparatutto, sebbene preponderante nell’economia del titolo, non è il principale. Rappresenta piuttosto lo stile narrativo di un gioco che punta molto sulla storia e sull’approfondimento psicologico dei personaggi. Le sparatorie alternate ai poteri della Tenebra (la voce è di Mike Patton, mister Faith No More) e alle brutali esecuzioni dei darkling (mostriciattoli ai comandi di Jackie) sono il collante di una materia ludica complessa, che paradossalmente mostra il meglio di sé con i grilletti a riposo.
Quasi uno sparatutto alla rovescia, dove è più importante chi impugna l’arma dell’arma stessa. Antitesi del genere promosso da Doom. E infatti gli autori indugiano qua e là, spostando la regia dalla prima alla terza persona, travolgendo il giocatore in una cinematografica cavalcata pulp tarantiniana. Sanguinolenta e pizzicata con humour nero, infarcita di ottimi dialoghi, ciliegina sulla torta di un videogame dalle dinamiche ancorate a binari tradizionali, ma artisticamente cult, prodotto come fosse un film (cast compreso) e rispettoso dell’opera originale. Un regalo che Jackie preferirà di sicuro a quello del caro zio Paulie.
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