Vero o inventato che sia, senza di esso Roswell sarebbe solo un puntino su una sterminata carta geografica. Grazie all'incidente invece, questa cittadina agricola e industriale di 45.000 abitanti situata appena un po' più giù di Albuquerque, nel Nuovo Messico, è diventata il simbolo di uno dei misteri più inquietanti dei nostri tempi, per molti la risposta a una delle domande che da Enrico Fermi in poi ha tormentato generazioni di ricercatori e persone comuni: siamo soli nell'universo?
Tutto questo perché, ed è storia nota, il 3 luglio del 1947 un allevatore del posto trovò alcuni misteriosi resti metallici nelle proprie terre. Le autorità intervennero quasi subito per sedare ogni possibile indiscrezione, ma non poterono impedire che l'8 luglio successivo il Roswell Daily Record pubblicasse in prima pagina la notizia della caduta di un disco volante sul territorio degli Stati Uniti; quello stesso giorno l'aeronautica militare comunicò a radio e giornali la stessa notizia, salvo poi ritrattare pochi giorni dopo derubricando i rottami da prodotto di civiltà tecnologicamente superiori a semplice pallone aerostatico. La leggenda di Roswell, in fondo, è proprio questa: un eterno inseguirsi di notizie e smentite, indiscrezioni, testimonianze rese e poi ritrattate, prove che spariscono per poi ricomparire e sparire nuovamente. Tutto ciò ha portato la storia fino ai giorni nostri, precisamente all'appena trascorso 8 luglio 2007, in cui l'incidente di Roswell ha compiuto 60 anni e per il quale sono state organizzate grandiose celebrazioni.
A tale proposito Thomas J. Carey, uno degli organizzatori, ha svelato a Sci Fi Wire tutte le proprie aspettative per le manifestazioni, per le quali si prevede che arrivino a Roswell non meno di 50.000 persone, tra "fedeli" e "scettici". "Certamente i media dedicano molta attenzione agli aspetti più folcloristici" ha dichiarato Carey, "ma ci sono molte persone che vengono qui per riflettere seriamente sull'accaduto. Ormai molti dei testimoni oculari sono scomparsi, ragion per cui questo 60° anniversario è particolamente significativo. Ci avviciniamo al momento in cui non ci saranno più testimoni, per cui dobbiamo concentrarci e lavorare in fretta."
Carey è autore, insieme a Donald R. Schmitt, del libro Witness to Roswell, raccolta di numerose prove soprattutto orali come quella del militare che scrisse il primo comunicato stampa, poi abiurato. O come quella di alcuni allevatori che sostennero di aver visto corpi dilaniati di piccoli alienit tra i rottami. Una parte del libro è dedicata all'incessante lavoro di ricerca di prove materiali, o meglio di persone che abbiano raccolto e conservato parti metalliche definite dai due autori il "Santo Graal di Roswell". "Abbiamo un certo numero di contatti, ma finora nessuno ha voluto mostrarci alcunché" ha ammesso Carey. Dalle descrizioni tale metallo sarebbe leggerissimo e indeformabile.
Per ora le celebrazioni roswelliane si sono accontentate di conferenze, letture, gite sui luoghi del disastro. Nel 2010 dovrebbe aprire i battenti l'Alien Apex Resort, una via di mezzo tra un museo e un parco di divertimenti che simulerà un rapimento alieno. E in effetti il pericolo per Roswell è proprio questo, che alla fine tutto si riduca in un enorme gioco in cui le possibili schegge di verità vengono sovrastate da orde di pazzoidi presunti depositari di segreti inconfessabili (Carey rivela di incontrarne decine ogni anno), oppure dall'onda dell'imprenditoria made in USA che fa di ogni cosa business; basti pensare alla ormai dichiarata bufala del filmato dell'autopsia aliena, o all'appena dignitoso serial televisivo che imperversa da alcuni anni. Se gli extraterrestri avessero potuto immaginare tutto questo, probabilmente avrebbero cercato di schiantarsi su qualche altro pianeta...
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