Che William Gibson fosse uno scrigno prezioso per l'industria cinematografica lo si era ormai capito. Prima con i tentativi andati in porto con due dei suoi migliori racconti del ciclo dello Sprawl (il deludente Johnny Mnemonic di Robert Longo, nel 1995, seguito nel 1998 dal più interessante New Rose Hotel del visionario Abel Ferrara); poi con quelli naufragati nel limbo dei capolavori perduti (come non rimpiangere il progetto The Zen Differential che avrebbe dovuto vedere Michael Mann alla regia della trasposizione cinematografica di Giù nel cyberspazio, il seguito di Neuromante, il cui copione giace da 12 anni ormai in qualche cassetto della Warner Bros); quindi le operazioni improprie, con i vari Matrix, Il tredicesimo piano, eXistenZ ad attingere a piene mani dall'immaginario imposto dalle sue opere; arrivando infine all'attuale Pattern Recognition, in produzione per la regia di Peter Weir (già autore del Truman Show) e tratto dal penultimo romanzo di Gibson. D'altro canto, il solo Neuromante, romanzo-culto e manifesto letterario della corrente cyberpunk, ha venduto dalla sua pubblicazione la bellezza di 6 milioni e mezzo di copie in giro per il mondo, un record assoluto per un libro di fantascienza. Naturale, quindi, che prima o poi il cinema torni a farci un pensierino, sul ciclo dello Sprawl.
Finora, il capolavoro di Gibson sembrava però protetto in una botte di ferro. I tentativi del britannico Chris Cunningham di portare Neuromante sugli schermi avevano visto il coinvolgimento diretto di un Gibson entusiasta malgrado le precedenti esperienze. Insieme hanno lavorato alla stesura del copione a partire dal 2000, ma il progetto si è poi risolto in un nulla di fatto a causa del venir meno dei finanziatori. L'esperienza fu comunque tanto soddisfacente sotto il profilo umano e creativo da indurre lo stesso Gibson a dichiarare che nessuno avrebbe potuto fare un lavoro migliore di Cunningham. Per anni, sul progetto è calato il silenzio, che si è protratto fino alle scorse settimane.
Grazie a Variety è infatti trapelato il coinvolgimento del produttore indipendente Peter Hoffman in un progetto da 70 milioni di dollari, che dovrebbe vedere Joseph Kahn alla regia. Questa è la prima notizia che ha fatto accapponare la pelle degli appassionati perché Kahn, che pure proviene come Cunningham dal mondo dei videoclip, ha sì al suo attivo una lunga esperienza al servizio di star di livello mondiale, ma l'apice della sua carriera è finora rappresentato dal video "Toxic"... una hit di Britney Spears. La sua unica esperienza con un lungometraggio è Torque, un film del 2004 ambientato nel mondo dei motociclisti. Non quello che un appassionato di fantascienza considererebbe un buon biglietto da visita, insomma.
Ancora nulla si sa sulla sceneggiatura, ma Hoffman ha tenuto a precisare che ci sarà spazio per sviluppare la storia d'amore tra Case e Molly. Come se nel libro non ci fosse abbastanza altra roba da prendere in considerazione. E Gibson cosa ne pensa? Ci appelliamo alla sua saggezza, per riportare temperatura e pressione sotto la soglia d'allarme in questa calda, calda estate: "non prenderò in considerazione l'idea che Neuromante sarà trasposto sul grande schermo prima di aver visto l'inizio delle riprese". A quel punto, potremo sempre invocare sulla produzione la maledizione di Terry Gilliam...
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