Il 25 maggio del 1977 Guerre Stellari esce finalmente in sole 32 sale cinematografiche americane e George Lucas è con la moglie alle Hawaii per riposarsi dall’immane fatica che lo ha visto negli ultimi anni girare tra San Francisco, Londra e la Tunisia per realizzare un sogno che potrebbe divenire il suo peggior incubo: Lucas sa che se, come le previsioni fanno intendere, il film sarà un fallimento, non ci sarà per lui un’altra possibilità ed egli tornerà ai cortometraggi e ai documentari per molti anni prima di tornare sui grandi set. Ma

Lucas aveva definitivamente realizzato il suo sogno e aveva tutto il denaro necessario a continuare l’opera.
Oggi, trent’anni dopo, l’opera di Lucas è conclusa. Da tre, i film sono diventati sei e la saga, inizialmente incentrata sul personaggio di Luke Skywalker, ha spostato il proprio epicentro su Anakin Skywalker/Darth Vader, simbolo della caduta e della redenzione, di quella lotta eterna tra Bene e Male che costituisce la tela di tutte le grandi favole e i grandi miti. Perché Star Wars è frutto di questa millenaria tradizione, non il figlio ingrato di una moda passeggera o un semplice blockbuster con tanti begli effetti speciali; se lo fosse stato, non avrebbe ancora oggi il successo che ha. “Fare film è la mia vita”, ha dichiarato una volta Lucas: lo ha fatto molto bene, e nel realizzare il suo sogno è riuscito a dimostrare che i sogni non invecchiano.
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