Ma se questi sono gli scenari che si aprono a un dopo-catastrofe nucleare, siamo legittimati


Tutto risolto, insomma, malgrado il disagio per essere l’inconsapevole ispiratore della prassi? Nemmeno per sogno… Malgrado la raffinata prevenzione dell’Immob, una nuova guerra si profila infatti all’orizzonte, e questa potrebbe essere davvero quella giusta. “Mandunji e Immob” scrive nella sua postfazione al libro Vittorio Curtoni (esperto anche lui di catastrofi, come dimostra il suo Dove stiamo volando, storia del dopobomba con mutanti), “i due apici di concezioni opposte dell’esistenza, finiscono con l’identificarsi nel rullo compressore dell’appiattimento culturale che è, in primo luogo, incapacità di ridere. Di se stessi, perché sugli altri una risata si può sempre fare. L’immobilismo cerebrale voluto, desiderato, perseguito per secoli dai Mandunji ha il suo equivalente nell’immobilizzazione fisica (per molti versi, nelle sue punte meno radicali, terribilmente falsa, soltanto retorica, parole vuote, bla bla) negli Immob; e dietro, lacerante, lo spirito di un’uniformità che è vuoto di pensieri soggettivi”.Un vuoto di coscienza capita a tutti, occasionalmente. All’uomo comune che si astiene da un dovere civile come al Presidente democraticamente eletto che decide di dichiarare guerra a un paese “nemico”. È nella natura umana, sbagliare. E nell’ordine naturale delle cose ricade l’estinzione. La civiltà è accelerazione in potenza. Eventualmente, una garanzia per l’autodistruzione finale.
Ma come cantavano gli R.E.M. “world serves its own needs…” (il mondo asseconda i suoi bisogni). Fischiate con me: “It’s the end of the world as we know it and I feel fine (It’s time I have some time alone)”. È la fine del mondo come la conosciamo… è tempo che me ne stia un po’ da solo...
Buon giorno-dopo a tutti!
Un ringraziamento speciale a Wikipedia, per essere venuta in soccorso dei miei banchi di memoria corrotti dalle radiazioni. Per l’opera dickiana si è resa necessaria la consultazione di Philip K. Dick: La Macchina della Paranoia, enciclopedia dickiana a cura di Antonio Caronia e Domenico Gallo.
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