Scoperta il 18 settembre 2006 e dapprima identificata come un nucleo galattico, la supernova SN 2006gy ha ben presto raggiunto una luminosità tre volte superiore alla più grande supernova mai registrata prima.

Si calcola che la stella esplosa avesse una massa pari a 150 volte quella del Sole, e che due terzi della sua materia siano stati consumati nel corso del fenomeno, che ha impiegato sessanta giorni circa per raggiungere il picco di luminosità, il doppio di una normale supernova.

Gli astronomi presuppongono che la SN 2006gy fosse in origine un astro simile a eta Carinae, una variabile blu che è la stella più luminosa della nostra galassia: si tratta di oggetti stellari con masse tali da renderli estremamente instabili e dalla vita "corta".

Per dare un'idea dell'incredibile potenza dell'esplosione si consideri che SN 2006gy è situata a una distanza di 240 milioni di anni luce dal Sole, e la sua luminosità ha superato quella del nucleo della galassia di appartenenza.

Se eta Carinae, che dista 7.500 anni luce, diventasse una supernova potrebbe essere "Il miglior spettacolo offerto da una stella nella storia della civiltà moderna", secondo le parole di Mario Livio, scienziato dello Space Telescope Science Institute di Baltimora.

Uno spettacolo che non terremmo particolarmente a vedere, aggiungiamo noi: quando si parla di supernove meglio essere prudenti.