Interessante e divertente, ma inferiore rispetto ai due predecessori, il terzo e - sicuramente - non conclusivo capitolo, delle avventure cinematografiche di Spider-Man sembra pagare il prezzo di una minore linearità in termini di sceneggiatura.

Un numero, forse, eccessivo di personaggi e - soprattutto - una certa ridondanza narrativa (troppi scontri, troppe situazioni simili tra loro, tanti raccordi non del tutto risolti) caratterizzano Spider-Man 3, illuminato, invece, da effetti visivi mirabolanti che danno l'idea di come il cinema, oggi, possa fare veramente tutto.

Peccato che - a tanta grazia visiva - non corrisponda un altrettanto illuminante forza narrativa, non osando andare ad esplorare fino in fondo le situazioni vissute dai protagonisti.

Tre i filoni narrativi che attraversano la pellicola: da un lato abbiamo il rapporto tra Peter Parker e Mary Jane Watson. Proprio quando Peter sta per fare 'il grande passo', tra i due si intromettono un'avvenente compagna di corso e il successo della 'carriera' di Spider-Man, proprio quando quella di Mary Jane subisce un'empasse. Dall'altro lato abbiamo Peter Parker che, entrato in contatto con un liquido alieno, inizia a vedere alterata la propria personalità trasformandosi un egoista, egocentrico senza scrupoli. Eppoi ci sono i nemici di Spider-Man che, nonostante le loro potenzialità narrative, sono ridotti un po' in secondo piano.

Se Harry Osborne vuole uccidere Peter Parker, Flint Marko, il nuovo presunto omicida dello zio di Peter Ben, scappando, è trasformato nell'uomo di sabbia soprannominato Sandman. Alla fine del film, poi, vediamo nascere anche Venom che - dopo alcune vicissitudini che è meglio non rivelare - si impossessa del corpo e dell'anima di un giovane rivale sul lavoro di Parker, interpretato dal sempre carismatico Topher Grace.

Battaglie, lacrime, passioni, pulsioni, situazioni comiche non sempre riuscite si alternano in due ore e venti di film dove - alla fine - sembra esserci davvero un po' troppo.

Considerato da molti come il film più costoso della storia del cinema (250 milioni di dollari di budget, si dice...) è evidente che, ad un certo punto, Spider-Man 3 è sfuggito alle mani del suo autore Sam Raimi, la cui regia e - soprattutto il montaggio - sembrano quantomeno frettolosi.

Il lavoro sulla sceneggiatura di Sargent sembra non avere apparentemente giovato a quell'essenzialità della trama con un film troppo lungo in cui alcune situazioni sembrano ripetersi più volte. "Troppe" volte.

Spettacolare ed eccitante in molti momenti, Spider-Man 3 è un film riuscito a metà che, probabilmente, dimostra tutti i primi segni di stanchezza da parte degli attori, sensibilmente non ispirati e - soprattutto - visibilmente annoiati dalla magnetudo di una macchina produci soldi dove, però, l'elemento umano è andato a farsi benedire rispetto alla necessità di vendere giocattoli. In particolare Kirsten Dunst dà l'idea di non poterne più, stanca e invecchiata in abiti lunghi che ci fanno rimpiangere le attillate "magliette fine" che ci hanno fatto innamorare della sua procace sensualità.

Quello che funziona in questo film, paradossalmente, non sembra appartenergli e appare, piuttosto, un semplice retaggio dei due titoli precedenti che oggi ci appaiono quasi dei capolavori in generale e che - certo - rappresentano due pietre miliari del genere.

La "maniera" domina, oggi, l'arte? Probabilmente. Certo è che pur non disattendendo le aspettative, questo film non sorprende e non stupisce come avevano fatto i primi due, dove si percepiva in maniera forte un afflato da cinema d'autore in grado di rendere l'Uomo Ragno una vera e propria icona del XXI secolo.

Oggi, invece, lo Spider-Man del 2007 non è più un personaggio superiore, espressione di un immaginario collettivo diventato un film ispirato e pieno di ispirazione. Questa pellicola, nonostante i tantissimi ottimi momenti, è soprattutto un prodotto: un blockbuster estivo in cui tutto è scontato e in cui il fumettistico e il meccanico prevalgono sulla componente artistico e sociale dei fumetti di culto come Spider-Man.

L'unica cosa in cui è senza dubbio superiore agli altri tre è per quello che riguarda l'immancabile cameo del creatore Stan Lee, decisamente più divertente e ricco di senso.

Per il resto Spider-Man 3 è un film che ci divertirà molto mentre sgranocchiamo del pop corn e beviamo bibite gassate, ma che - una volta comprato il Dvd per la nostra collezione - forse non avremo più tanta voglia di rivedere ancora e ancora, imparandone a memoria le battute.

Questo perché i personaggi e le loro anime sembrano appiattiti, avendo perso in termini di personalità e forza iconografica. Non solo non ci sono battute da pronunciare, ma - soprattutto - non siamo sicuri che alla fine, ne varrebbe davvero la pena.

Un peccato? Chissà. La saga, certo, non finisce qui.