Leonida obbedisce e chiama a raccolta trecento culturisti perfettamente depilati, lampadati e vestiti solo con perizomi di cuoio e borchie sado-maso. L’effetto è quello di un’adunata di tronisti di “Uomini e donne”. In sala il pubblico si chiede dove sia Costantino Vitagliano. Senza dubbio Maria De Filippi non fa parte della compagnia perché troppo villosa.- Spartani! - li arringa Leonida. - Seguitemi verso la gloria! In marcia!

S’incamminano sotto un cielo rosso fuoco punteggiato da nuvole nere, che d’incanto diventa nero punteggiato da nuvole rosse.

- Gli dei ci mandano presagi di sangue, Leonida - osserva il capitano spartano, alzando gli occhi allo zenit.

- Ah, meno male, pensavo di essere diventato daltonico. Ma scusa, perché ci angosciano con tutti questi colori ipersaturati al computer?

- Non hai letto l’articolo su Ciak, Leonida? E’ un erudito e filologico richiamo all’arte ceramica greca, in particolare alle sue anfore dipinte in figure rosse su sfondo nero o in figure nere su sfondo rosso.

Leonida sospira di sollievo. - Meno male, temevo che il signore dell’Olimpo fosse diventato anche presidente del Milan.

- E’ più probabile il contrario, credo.

Quando sono quasi in vista delle Termopili, i trecento s’imbattono in una compagnia di alleati arcadi.

- Perché ci avete messo tanto, spartani? - li redarguisce un tale Daxos, anche lui un culturista dall’addome tartarugato fasciato in un completino di pelle e borchie Dolce & Gabbana. - Non ce la facevamo più a trattenere i nemici!

- Spiacente, il regista voleva girare questa scena col cielo sereno, perciò abbiamo dovuto aspettare condizioni meteorologiche favorevoli.

- Ma il cielo è stato sgombro tutta la settimana!

- Appunto! Il regista voleva riprendere col cielo coperto per poter poi cancellare le nuvole al computer. Mica poteva sprecare tutti quei soldi spesi in workstation grafiche, no?

- Non vi ammazzo solo perché tanto ci penseranno i persiani - commenta Daxos.

Prima della battaglia, c’è ancora tempo per l’incontro tra Leonida e il gobbo che alla fine, come sanno anche i sassi, lo tradirà.

- Vedo che indossi il manto cremisi di Sparta, gobbo - considera il monarca. - Chi sei?

- Mi chiamo Efialte, grande re.

- E perché sembri Gollum?

- Primo, perché devo apparire spaventosamente mostruoso e ripugnante per giustificare la mia malvagità e il mio tradimento. Secondo, perché in questo genere di film richiamare Il Signore degli Anelli è sempre un’assicurazione per il botteghino. E’ per questo che uno dei tuoi guerrieri è l’attore che interpretava Faramir, no?

- Taglia corto. Che vuoi?

- Combattere nelle tue schiere.

- Cosa?! E rovinare così il look perfetto del mio esercito di fotomodelli? Non se ne parla! Per la legge di Sparta, si sa, i freak come te finiscono giù per la rupe da piccoli, in modo da non contaminare la purezza della nostra eroica razza di guerrieri aitanti e strafighi.

- Ma scusa, dove si vede la differenza tra voi e i nazisti, allora?

- A occhio nudo?

Liquidato il gobbo, Leonida dà battaglia. I trecento spartani caricano il milione di persiani e lo fanno doverosamente a pezzi. Impalamenti, mutilazioni, sventramenti, zampilli di sangue, teste che rotolano. Praticamente Roma-Manchester.

Secondo la nota tradizione storiografica, gli spartani vengono mostrati mentre combattono inquadrati in coppie di fatto, in cui i due partner si coprono a vicenda (sic!) il fondoschiena dai glutei lucidati col Sidòl, e si incitano alla pugna lanciando virili strida del tipo:

- Ah, com’è lunga la tua lancia!

- Ah, com’è dura e diritta anche la tua!

- Ah, come la infilzi bene!

- Ahhhh!

La scena si prolunga, finanche con riprese alla moviola e combattimenti individuali che sembrano balletti di tango figurato, finché pietosamente l’arbitro fischia la fine del primo tempo.

Durante l’intervallo, mentre presumibilmente gli opliti spartani si insaponano a vicenda sotto la doccia, Leonida riceve la visita dell’imperatore-dio dei persiani.

Costui è un omone di quasi tre metri color uovo di pasqua, vestito solo di piercing d’oro massiccio, truccato con rimmel e rossetto e doppiato da Amanda Lear. Leonida osserva pensieroso, mentre l’omone discende imperialmente da un carro decorato che anche al Gay Pride avrebbero scartato come troppo kitch, e commenta:

- Fammi pensare... S’erse?

- Certo, non vedi? - ribatte il persiano con fare ammiccante. - Tu invece come ti chiami, bel maschione?

- Leonida. Per gli amici, Leon.

- Che nome cazzuto!

Il persiano si avvicina sculettando, poi impone le sue manone nere sulla schiena di Leonida e comincia ad accarezzarlo lascivamente. In sala il pubblico comincia a pensare di aver sbagliato sala.

- Ah, quanto sei bono, Leonida! Vieni con me, abbiamo tanto da condividere...

Il monarca spartano respinge sdegnosamente l’avanche. - Guarda, Serse, fosse per me cederei, ma poi Mastella, che è anti-Dico, farebbe cadere il governo. Quindi ciccia.

La battaglia riprende più feroce e gaia di prima. I persiani le provano tutte: arcieri, cavalieri, elefanti, rinoceronti, troll riciclati da Il Signore degli Anelli, sfigati in maschera detti Immortali che sembrano una via di mezzo tra i Mammuttones sardi e Lucia Annunziata... Niente, continuano a buscarle.

Quando l’imperatore-dio teme ormai di dover rinunciare, Efialte si presenta al suo cospetto porgendogli la soluzione.

- Condurrò i tuoi uomini alle spalle degli spartani, o possente Serse, così potrete circondarli e massacrarli.

- Molto bene! Ho solo un dubbio: perché cazzo a nessuno dei miei ottomila generali era venuto in mente un piano così ovvio e banale?

- E’ logico - spiega Efialte. - Per dimostrare che una razza superiore di eroi guerrieri può essere vinta solo grazie al tradimento di uno dei suoi. Proprio come dice Euripide. Oppure era il Mein Kampf?

- Lascia perdere e muoviamoci, che mi si sbiadisce il fard.

Guidati da Efialte, gli Immortali varcano in forze le Termopili. Gli arcadi, terrorizzati, scappano.

- Dobbiamo fuggire, Leonida! - grida Daxos. - O ci prenderanno alle spalle!

- Ah, non vediamo l’ora! - ribattono gli spartani con fare voglioso, mettendosi in posa acconcia, mano ad accarezzare la lancia e tutte le altre allusioni possibili.

- Ti do l’ultima possibilità di arrenderti, Leonida! - intima Serse, giocherellando col piercing all’ombelico. - Inginocchiati e dimmi che vuoi essere il mio micio-micione. In tal caso verrai perdonato.

Fiero ed epico, Leonida sceglie invece di morire, non prima di aver scagliato un giavellotto contro il persiano. La lama dell’arma sfregia la guancia di Serse, che balbetta orripilato:

- Oddio oddio, mi si è rovinato il maquillage. Cattivaccio, ti faccio vedere io!

E ordina il massacro finale. Con grande soddisfazione del pubblico in sala.

Gli spettatori cominciano ad alzarsi dalle poltroncine, quando la solita voce narrante li blocca.

- Come direbbe Omero: dove cazzo andate!? Secondo voi un film di Hollywood può finire con i cattivi che vincono? Non diciamo cazzate! Rimettetevi a sedere che c’è ancora una scena prima dei titoli di coda.

Bisogna infatti ancora sorbirsi Faramir che, insieme a diecimila opliti schierati chiappe al vento e lancia in resta, si appresta a vendicare i morti delle Termopili facendo a polpette l’esercito persiano a Platea.

- Uh uh uh! - gridano gli spartani battendo sugli scudi.

- Scusa, ma perché ululiamo come giocatori di football prima del Superbowl? - chiede Faramir al compagno di lancia.

- Be’, perché la ricerca filologica e storiografica va bene fino a un certo punto, ma alla fine il pubblico dei blockbusters deve pur identificarsi, no? Ringrazia solo che non hanno schierato al nostro fianco anche qualche compagnia di Marines.

- Grazie al coraggio dei suoi eterni eroi, la Grecia fu salva - conclude pontificando l’inesauribile voce narrante. - Da quell’epico giorno in poi, tutti i barbari mediorientali hanno imparato che mai potranno prevalere contro le valorose armi e la superiore cultura occidentale. Proprio come diceva Sofocle... O era George W. Bush?

FINE