semiconduttori a giunzione) ha del prodigioso, non dovrebbe nemmeno operare tanto è instabile l’equilibrio su cui si basa il funzionamento dei banchi di memoria volatile.
Cosa significa tutto ciò? Tutto, oppure niente. Dipende, molto, dall’atteggiamento con cui ci poniamo di fronte a tali considerazioni; dipende dal grado d’introspezione che usiamo per scavare nei fenomeni che avvengono attorno e dentro noi. Dipende dalla sensibilità di cui siamo capaci e che possiamo usare per osservare, percepire, ogni avvenimento, fino a giungere a una coscienza multipla, a una vitalità che ci sembra infinita, a uno scoperchiare l’illusione che aderisce ai nostri sensi come se fosse una seconda pelle; è uno scoprire che tutto è vero come nulla può esserlo, finendo per ritrovarci come Neo in Matrix che osserva la realtà scomporsi in codici grafici elementari, aggregati come macro via via sempre più complessi: no, non sto asserendo che dietro a noi ci sono delle macchine, sto semplicemente dicendo che Matrix era una metafora per suggerirci la neurosimulazione di cui tutti siamo piacevolmente vittime. Chi c’è dietro la nostra Matrix? Non lo so, non ho idee precise, forse un Demiurgo, forse un Grande Antico… Forse nulla.
Da quando ho cominciato a speculare su tali pensieri i segnali, attorno a me, di un tale stato dell’universo sembrano aumentare; piccoli suggerimenti mi vengono anche da fonti impensabili, come la serie televisiva Lost, che proprio nella puntata trasmessa pochi giorni fa sembrava suggerire che tutto il gruppo dei dispersi fosse parte di un esperimento medico, e che essi fossero semplicemente stati immersi in una simulazione – non meglio specificata – tale da farli credere dispersi su un’isola deserta. In fondo, su quell’isola si ritrovano personaggi che non dovrebbero esserci, come l’atleta incontrato allo stadio da Jack (il medico) anni prima, di notte, e che inspiegabilmente lo si ritrova chiuso nel bunker da quarantena, impegnato a pigiare i tasti dell’assurdo e forse inutile countdown; come Harley, il personaggio obeso che proprio sull’isola incontra – forse – la donna della sua vita, che uno scorcio finale d’inquadratura rivelatore e geniale ci svela essere una precedente compagna di degenza in un ospedale psichiatrico. Cos’altro è, tutto ciò, se non un’indicazione di una realtà illusoria che ci circonda tutti? Cos’altro è, questo, se non un invito al risveglio, di matrixiana memoria ma, soprattutto, di mistica memoria, di quella che si trasmette di generazione in generazione. fin dagli albori dell’umanità?
E la tecnologia, in tutto ciò? Cosa c’entra?
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