È chiaro che in questo caso Dick, con la totale assenza di prospettiva di cui parlavamo, legge Dante in modo assolutamente rivoluzionario, scorgendo la connessione Dante-gnosi che è al centro di dibattiti molto specializzati tutt’ora in corso.

Secondo gli gnostici infatti il nostro mondo è creazione di un dio folle e inconsapevolmente malevolo, accecato dalla perdita di conoscenza, creatore del mondo in cui noi siamo imprigionati. Questo dio viene identificato con il Dio dell’Antico Testamento, il dio di giustizia. Ma fuori dalla prigione in cui lui stesso abita, e che governa con inflessibile burocrazia come un tiranno, c’è un altro Dio: il Dio di amore. Il Dio di amore si identifica con il Dio di Gesù, pieno di benevolenza, di perdono, di comprensione, incarnato nel Figlio per portare la salvezza e la liberazione nel mondo.

Questa lettura dualistica di Dante, per quanto forzatissima e priva di prospettiva, apre

le porte alla terza citazione (criptica) riscontrabile in Dick.

In appendice a Valis (1981), Dick aggiunge il Tractatus: Cryptica scriptura, un corpo di 53 annotazioni di varia lunghezza relative ai misteri della realtà e della vita. Queste annotazioni hanno un doppio statuto: esse sono estratti dall’Esegesi di Dick, il corpo sterminato di autoanalisi scaturito dal 2-3-74, ma sono anche, nella finzione del romanzo, appunti raccolti da Horselover Fat, personalità schizoide di Dick stesso riguardo alla propria esperienza mistica, che poi è quella reale vissuta dall’autore in persona; insomma, sono autobiografici ma rifunzionalizzati per il romanzo.

Il punto 49 del Tractatus parla di due regni dell’esistenza: quello inferiore è un regno di cieco determinismo, meccanico, freddo e inumano, associabile allo Yin del Tao; quello superiore è razionale, fantasioso, volitivo, identificato con lo Yan. In questa citazione, come sempre carica di ramificazioni appartenenti a tradizioni ed ambiti differenti, si intuisce la citazione interna al saggio citato di Dark Haired Girl, dello stesso anno. Il Dante che figura nel Tractatus, sebbene in maniera non esplicita, è chiaramente considerato da Dick uno dei profeti gnostici e neoplatonici di cui è popolata la sua privatissima storia della rivelazione divina all’uomo.

Ma se si dubitasse di questa citazione implicita, si può subito scorgere una conferma del Dante di Valis in una citazione diretta, sebbene molto meno soddisfacente sul piano dei contenuti.

Questa volta all’interno della narrazione del romanzo troviamo Fat in uno dei suoi lunghi monologhi interni, intento ad analizzare mille teorie, a proporre e confutare ipotesi per spiegarsi il perchè degli eventi sovrannaturali che l’hanno coinvolto.

In una pagina densissima di citazioni, quasi tutte pedigree gnostico, tra cui Simon Mago, Asclepio, Ermete Trismegisto, Apollonio di Tiana, troviamo anche Dante, ed in posizione enfatica. Di lui si dice infatti che conservi nella sua Commedia i segreti dell’abolizione del tempo e del conseguiemento dell’anamnesi. Questa citazione sembra simile a quella sul “tempo ortogonale” contenuta in Man, Android and Machine, seppur molto più implicita e discorsiva.

Carattere occasionale ha anche la citazione successiva, quella contenuta in Divina Invasione, ancora nel 1981; Zina, incarnazione della figura gnostica della saggezza, Sophia, parla con Emmanuel, incarnazione del dio di giustizia, e si paragona a Virgilio che scorta Dante nell’oltremondo. Non ci sono allusioni filosofiche né i temi precedentemente citati, ma è interessante notare come Dante sia entrato prepotentemente nell’immaginario di Dick, al punto da sbucare fuori, anche occasionalmente, come prima del ’76 solevano fare nei suoi romanzi Cartesio o Kant.