La fantascienza britannica ha una grandissima tradizione, e forse in questi ultimi anni è anche quella che sta dando i migliori autori a livello mondiale. Eppure se si confronta il premio nazionale britannico con quello italiano viene da porsi qualche domanda: il Premio Italia conta di ben 20 categorie, quello inglese solo di tre.
Certo, è vero che da loro categorie come "miglior traduttore" avrebbero poco senso, e che il fandom inglese mischia poco narrativa e altri media, quindi niente cinema o tv, settori nei quali peraltro la Gran Bretagna compete con gli USA quasi da pari a pari. Ma perché non premiare ad esempio i racconti amatoriali, avendo un David Langford che ha vinto innumerevoli volte l'Hugo nella categoria corrispondente; perché non dare un premio alla miglior rivista, avendo la rivista di fantascienza più venduta al mondo, SFX; perché non premiare almeno qualche sceneggiatura, cosa che fa persino il premio Nebula al quale arrivano in finale gli episodi - inglesissimi - di Doctor Who.
Probabilmente il motivo è da ricercarsi in un concetto che da quelle parti ha un grandissimo valore: la tradizione.
E come vuole la tradizione anche quest'anno nel giorno di Pasqua, alla consueta Eastercon - che si è tenuta a Chester, non lontano da Liverpool - sono stati assegnati i premi nazionali britannici, i BSFA Awards.
Vincitore nella categoria romanzo è risultato End of the World Blues by Jon Courtenay Grimwood, autore nato a Malta e autore di una decina di romanzi. Tra i finalisti c'erano James Morrow e M. John Harrison.
Nella categoria racconto un nome più noto, Ian McDonald, col racconto The Djinn's Wife che ha preceduto tra gli altri Ben Rosenbaum, Alastair Reynolds ed Elizabeth Bear.
Miglior illustrazione "Angelbot" di Fangorn, che vedete nella foto.
That's it, i premi sono tutti qui. E arrivederci alla prossima Pasqua.
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